Kitarovic: «Minoranze ricchezza della Croazia»

Nel discorso della presidente anche riferimenti al defunto leader Tudjman. Fischi all’indirizzo di Mesic e Josipovic
Kolinda Grabar Kitarovic saluta la folla subito dopo aver giuriato sulla Costituzione croata
Kolinda Grabar Kitarovic saluta la folla subito dopo aver giuriato sulla Costituzione croata

 I primi rintocchi di mezzogiorno risuonano da Markov trg sul colle sopra la capitale Zagabria illuminata da un sole primaverile. Lei, in completo azzurro elettrico molto elegante, la gonna appena sotto il ginocchio come impone il cerimoniale, incede nella piazza con passo deciso. Al suo fianco il marito Jakov Kitarovic, mentre le fanfare risuonano quasi con insolenza. Inizia così la solenne cerimonia del quarto presidente della Repubblica di Croazia, Kolinda Grabar Kitarovic, la giunonica fiumana, esponente del centrodestra, che ha sconfitto al ballottaggio il capo dello Stato uscente, Ivo Jospipovic (centrosinistra).

Attorno a lei capi di Stato e capi delegazione giunti per l’occasione da tutta Europa (88 le delegazioni presenti, per l’Italia c’era il presidente del Senato, Pietro Grasso). Alle sue spalle è schierata la Guardia presidenziale, istituite dal padre della Patria e primo presidente della Croazia indipendente, Franjo Tudjman, con le sue improbabili divise da Paese dei campanelli ma molto gradite ai fotografi per il forte contrasto cromatico.

Dopo le campane, le fanfare e gli applausi delle migliaia di convenuti, il silenzio ritorna sulla piazza. Lei, Kolinda, viene circondata dai giudici della Corte costituzionale vestiti nelle loro toghe. Il presidente, Jasna Omejec apre davanti a lei la Costituzione della Croazia. È una cerimonia coniugatra tutta al femminile. La Kitarovic alza la mano destra, la sinistra appoggiata sulla Costituzione, e giura con voce ferma. Il tutto su un tavolino in legno pregiato di Slavonia, lo stesso su cui ha giurato anche il primo presidente Franjo Tudjman. C’è tanto di lui in Markov trg, un misto tra istituzione e ideologia a seconda dell’ottica di lettura dei simboli.

Un ufficiale della Guardia presidenziale vestito di bianco le pone in mano la fascia presidenziale (altro simbolo del potere tudjmaniano) mentre dal vicino colle di Tuškanac iniziano le salve di cannone che salutano il nuovo capo delle forze armate croate.

Dopo il giuramento il primo discorso da capo dello Stato, anche se il suo mandato inizierà giovedì prossimo quando ufficialmente Ivo Josipovic le lascerà il posto. Un discorso molto atteso dalle diplomazie internazionali, ma soprattutto da quelle dei Paesi vicini con i quali la Croazia divide interessi ma anche molti problemi e tensioni latenti.

Le parole della prima presidente della Croazia sono comunque improntate all’ottimismo. Kitarovic parla della necessità di una nuova unità croata con la quale sconfiggere la crisi economica e rendere ricca la Croazia «perché - precisa - non c’è un solo motivo per cui non possa essere così». Particolare onore la neo-presidente lo riserva ai veterani croati della Guerra patria (1991-1995) e al presidente Franjo Tudjman anche se, precisa subito dopo, bisogna superare le storiche divisioni ideologiche e guardare al futuro. Poi i ringraziamenti ai suoi predecessori, Stipe Mesic e Ivo Josipovic, parole che hanno scatenato una salva di fischi dalla gente che seguiva la cerimonia.

Poi la parte più attesa del suo discorso. «Mi aspetto - dice Kitarovic - che con i nostri vicini risolveremo tutte le questioni ancora aperte come quelle legate ai confini. Nei confronti con la Serbia (ad ascoltarla c’era il premier di Belgrado Aleksandar Vu›i„) - prosegue - sono particolarmente importanti le questioni relative ai desaparecidos durante la guerra e la reciproca tutela delle minoranze. Le minoranze - precisa - sono la ricchezza della Croazia, svilupperò e tutelerò i loro diritti e contemporaneamente vigilerò sui diritti dei croati nei Paesi vicini».

Poi il bagno di folla e i saluti ufficiosi con i suoi “colleghi” giunti a salutarla. Le sue ultime parole sono direttamente indirizzate al suo Paese: «Credo in te Croazia, Paese mio» e qualche lacrimuccia scivola su molte guance dei presenti.

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