Kitarovic a Berlino tra anatemi a Tito e ricordi di Cutugno

La presidente croata incontra il “collega” tedesco Gauck e la cancelliera Merkel. Europa, Balcani e Ucraina in agenda
L'incontro a Berlino tra Kitarovic e Merkel
L'incontro a Berlino tra Kitarovic e Merkel

TRIESTE. Tra affondi a Tito («era un dittatore») e ricordi di Toto Cutugno e la sua partecipazione all’Eurofestival del 1990 a Zagabria, la presidente della Croazia Kolinda Grabar-Kitarovic si è recata in visita a Berlino dove ha incontrato il capo dello Stato tedesco Joachim Gauck e la cancelliera Angela Merkel. La missione della bionda Kolinda era quella di inziare il “disgelo” tra i due Paesi dopo che i rapporti erano crollati a seguito della vicenda Perkovic, l’ex 007 titino accusato dell’omicidio di un fuoriuscito croato a Monaco di Baviera e che la Croazia ha faticato non poco ad estradare in Germania, senza dimenticare che proprio per il caso Perkovic la Merkel non presenziò alla festa per l’ingresso della Croazia nell’Ue l’1 luglio del 2013.

Ma non solo Perkovic nell’agenda della presidente croata. Da limare c’erano anche altri “angoli” in cui si sono incagliati i rapporti bilaterali. Come quello dell’eccessiva burocrazia in cui vanno a incepparsi tutti gli investimenti tedeschi in Croazia, la situazione giuridica del Paese ex jugoslavo, l’influenza geopolitica nella regione balcanica (la Germania non ha invitato Zagabria al summit sull’avvicinamento della Bosnia-Erzegovina all’Unione europea) e alcune politiche europee della Croazia che si scontrano con l’agenda di Berlino a Bruxelles.

Il presidente Gauck ha puntato il dito sulla necessità che la Croazia porti a termine una incisiva stagione di riforme che sia in grado di rimetterla in pista per quel che concerne i parametri economici e l’ha definita come «il ponte che unisce l’Unione europea ai Balcani occidentali». Gauck ha confermato la forte partnership commerciale con Zagabria, partnership che dovrà diventare, sono parole del presidente tedesco, sempre più concreta e incisiva, ma per questo servono le riforme in Croazia. «Sono venuta qui - ha risposto Grabar-Kitarovi„ - per confermare l’amicizia e i profondi legami tra il mio Paese e la Germania e sapremo dimostrare piena fiducia a quanto ci viene richiesto».

Dell’incontro a quattr’occhi con la Merkel nulla di ufficiale è stato comunicato alla stampa se non che all’ordine del giorno sono stati i rapporti bilaterali, temi legati all’Unione europea e alla situazione nell’area balcanica.

Successivamente Kolinda Grabar-Kitarovi„ ha svolto un intervento all’Accademia europea di Berlino davanti agli studenti a moltissimi diplomatici e politici tedeschi. «Il sostegno avuto dalla Germania ora sta pagando», ha detto il capo dello Stato croato riferendosi all’appoggio fornito da Berlino nei momenti della proclamazione dell’indipendenza dalla Jugoslavia, durante la guerra e poi nel lungo processo di avvicinamento e di adesione all’Unione europea. E poi la citazione di Toto Cutugno ricordando l’edizione del 1990 dell’Eurofestival nella capitale croata, l’anno in cui si sono svolte le prime elezioni democratiche nel Paese: «Da allora - ha detto Grabar-Kitarovic - molte cose sono cambiate e ci è voluto un lungo periodo di tempo per raggiungere quei valori di comunanza europea enunciati nella canzone che proprio nel 1990 Toto Cutugno cantò a Zagabria, e intitolata per l’appunto “Insieme”.

La presidente ha poi rimarcato come la Croazia abbia dovuto affrontare una duplice transizione: la prima dal comunismo al libero mercato con l’indipendenza e poi la seconda dalla guerra. Per quanto riguarda l’Ucraina, Grabar-Kitarovic ha affermato che «ogni Paese ha il diritto di determinare il proprio destino» precisando subito dopo che la crisi ucraina è molto difficile da risolvere ma che non esiste una soluzione militare.

Poi la presidente ha risposto alle domande che le sono state rivolte dal folto uditorio. La prima ha riguardato le sorti del busto di Tito presente nell’ufficio presidenziale del Pantovak a Zagabria. Franca e diretta la risposta della Grabar-Kitarovic: «Tito era un dittatore - ha detto - il suo busto è un’opera artistica che verrà tolta dal mio ufficio e collocata in un luogo più consono, penso alla sua città natale».

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