Karlsen: «Tito e Castro accomunati, ma furono in competizione»

Lo storico: "Tra i due rapporto con momenti di lacerazione. Negli ultimi anni di vita del Maresciallo Fidel tentò di portarlo su posizioni filosovietiche" Il ruolo di Vidali: per alcuni avvicinò il cubano al comunismo

TRIESTE. Libertario fin dalla giovane età, benestante ed istruito, fu il capo dei guerriglieri, fra i quali Che Guevara. Fidel Castro si avvicinò all'Unione Sovietica, ma non consentì che Cuba divenisse un satellite di Mosca. Con Castro scompare il simbolo del "comunismo caraibico" e la figura di riferimento per coloro che, per decenni, hanno creduto a una rivoluzione anticapitalista. Soprattutto un combattente. Ed è questo «uno dei motivi per cui talvolta viene associato a profili come quello di Tito. Inevitabilmente Castro, Tito, Che Guevara fanno parte di un universo affettivo simile per la sinistra italiana, ma non solo». Lo dice lo storico e scrittore triestino Patrick Karlsen (nella foto).

 

 

Ma era poi così contradditorio Fidel Castro, eroe per alcuni, dittatore per altri? «Era una figura contraddittoria quanto lo sono stati tutti i leader carismatici del '900. Nel suo caso appunto era contraddittorio anche per il suo essere un dittatore associato all'esperienza comunista, nonostante le sue origini ideologiche fossero diverse. Ricordiamoci naturalmente che la sua rivoluzione matura in piena guerra fredda ed è grazie a ciò che Castro si associa al comunismo. E lo fa in maniera molto astuta perché sarà più filo comunista del comunismo cubano, da cui i suoi dissidi con Che Guevara».

Quindi senza la guerra fredda quale destino avrebbe conosciuto la rivoluzione cubana?

Credo che sarebbe rimasta nell'alveo del populismo latinoamericano. Fa riflettere anche il fatto che tanti nostalgici del comunismo guardino a Castro come a un grande mito, quando la sua storia è molto controversa da questo punto di vista.

Dagli anni Sessanta Cuba è stata al centro della politica internazionale in un continuo dibattito di incontri e scontri. E il rapporto di Castro con Tito?

Il rapporto con Tito è stato disturbato, per non dire conflittuale: ci sono stati momenti di intesa e di forti lacerazione. Entrambi nell'immaginario comunista sono stati messi sullo stesso piedistallo mitologico, perché fanno parte di quel comunismo combattente che si fa con le armi. Nell'universo affettivo di sinistra Castro e Tito sono associati. In realtà i dissidi furono diversi. Ricordo che negli ultimi anni della vita di Tito, quando il movimento dei non allineati restò orfano della sua figura carismatica, Castro cercò di portarlo su posizioni filosovietiche, quindi anche il rapporto che Castro ebbe con il movimento dei non allineati fu strumentale. Definirei il rapporto tra i due: di competizione.

E in tutto ciò come si inserisce Vittorio Vidali?

Si inserisce perché anche Vidali, come Tito e Castro, fa parte di questa famiglia del comunismo con le armi in pugno. Vidali è comandante in Spagna, inviato del Partito Comunista italiano a Cuba, non a caso negli anni '60, per seguire da vicino l'evoluzione marxista leninista di Castro. Secondo qualche autore latinoamericano è stato addirittura Vidali ad avvicinare Castro al comunismo.

Lei da anni si sta interessando alla figura di Vittorio Vidali...

Sì, perché è triestino ma è una delle figure di maggior rilievo internazionale che ha avuto l'Italia nel '900. Ricostruendo la sua biografia, credo sia davvero un personaggio che è stato male interpretato dalla sinistra italiana a causa del provincialismo. In realtà i suoi contatti, da Neruda a Hemingway, oltre agli innumerevoli contatti politici, testimoniano lo spessore di questa figura. Sto lavorando alla sua biografia da parecchio tempo.

Perché Castro è stato tanto amato dalla sinistra italiana? È solo una questione di romanticismo?

In parte direi di sì, da un altro lato perché il comunismo italiano a un certo punto ha vissuto in modo problematico il legame con l'Unione Sovietica, quindi era sempre in cerca di figure o esperienze che potessero, in qualche modo, rilanciare l'idea comunista. L'antiamericanismo di Castro poteva dare l'impressione che il comunismo avesse ancora qualcosa da dire, quando invece gli affanni del socialismo reale stavano dicendo il contrario.

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