Kante raddoppia e sbarca a Prosecco
TRIESTE. Un nuovo vigneto, che potrebbe raggiungere in prospettiva la dimensione di una trentina di ettari, «per produrre vino locale e dare impulso all’economia dell’intero Carso e di Trieste, coinvolgendo i giovani e le istituzioni, in una prospettiva di rilancio dell’intero sistema produttivo legato all’agricoltura». Edi Kante, l’uomo del vino per eccellenza a Trieste, non ha dubbi: il territorio carsico, nella sua interezza, va utilizzato, ovviamente nel rispetto della natura, ed ecco che, dopo una serie di colloqui con i responsabili della Comunella di Prosecco, ha individuato un’area, situata alle spalle del piccolo centro dell’altopiano, che potrebbe diventare sede di un nuovo vitigno.
Parliamo dell’appezzamento di terreno collocato dietro il distributore di carburante situato sulla statale 35, all’altezza di Devincina. «Attualmente - spiega il presidente della Comunella di Prosecco, Sandor Bukavec - il terreno di cui parliamo, di proprietà della Comunella e gestito come da consuetudine dagli Usi civici, collocato nel Comune di Sgonico, è silvo pastorale, ha perciò un valore molto modesto. Se trasformato in vigneto, grazie all’intervento di Edi Kante, un nome che da solo è capace di fungere da traino, ecco che l’intera zona potrebbe vivere una importante metamorfosi, garantendo la promozione del nome di Prosecco. Kante è il punto aggregatore della proposta - sottolinea Sandor Bukavec - al quale si aggiungerebbero giovani di Prosecco che vogliono iniziare la produzione, ma si potrebbe proseguire con finalità turistiche, per esempio creando “bed & breakfast”, poi percorsi verso Miramare. E magari il Comune di Trieste - conclude il presidente della Comunella - potrebbe farsi promotore dell’iniziativa».
Edi Bukavec, presidente dell’associazione degli agricoltori di Trieste, guarda ancora più lontano: «Abbiamo in ballo il rinnovo del protocollo con la Regione per la ristrutturazione del costone carsico, per il quale servirebbe un contributo di 25 milioni di euro, e per lo sviluppo dell’agricoltura in tutta la provincia, in base a un masterplan che prevede una spesa di 15 milioni – ricorda – in tale contesto l’idea di Kante e sposata dalla Comunella non può che vedere più che favorevoli noi dell’associazione. Si tratterebbe di un incremento di valore per tutta l’area provinciale – conclude Edi Bukavec - perché va ricordato che l’utilizzo del nome Prosecco ha permesso ai produttori veneti di aumentare a dismisura la loro produzione e i relativi guadagni. Non vediamo perché Trieste non debba e non possa seguire questa traccia».
Kante chiama a raccolta tutti coloro che operano nell’ambito del tessuto produttivo dell’area extra urbana di Trieste: «Il Carso nella sua interezza – afferma – vanta un potenziale enorme. Qui si tratta di sollecitare la Regione al rinnovo del protocollo e di agire tutti assieme – continua il noto viticoltore – per puntare a creare centri di produzione di qualità. Le istituzioni possono aiutarci perché qui si tratta di unire le forze, non di dividerci». È noto che l’amministrazione regionale si è impegnata a fianco dei produttori di Pinot grigio, allora la domanda sorge spontanea: perché non si può fare altrettanto anche per i produttori della provincia triestina? In tempi di avvicinamento al voto per le amministrative, le aziende del settore agricolo vogliono sentire risposte e l’idea di Kante sembra destinata a smuovere le acque. Anche il consigliere regionale Stefano Ukmar vede di buon occhio la proposta: «Siamo nel contesto di un’idea che potrebbe essere vincente per tutto l’altipiano e per Trieste – osserva – anche perché il necessario cambio di destinazione dell’area non dovrebbe essere risultato difficile da raggiungere per Monica Hrovatin, sindaco di Sgonico, nel cui territorio si trova l’appezzamento di cui stiamo parlando».
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