Julius Kugy, un simbolo della Trieste mitteleuropea

Padre commerciante carinziano, madre slovena, l’italiano la lingua usata in casa Frequentò vari ambienti culturali. In via Sant’Anastasio l’iscrizione che lo ricorda
Di Elena Dragan

La vita di Julius Kugy a Trieste gravita tutta attorno a via Sant’Anastasio. Come lui stesso scrive nell’autobiografia “La mia vita”, «i miei primi ricordi d’infanzia mi portano in una vecchia casa di Trieste che prima aveva il numero 8 e poi il 14 di via Sant’Anastasio (dove oggi si trova la sede delle Poste, ndr). Si trovava alla fine di un lungo isolato, ai limiti della città, sul declivio della strada vecchia per Opicina; era ad un piano, con un bel balcone e graziose imposte verdi». E al numero 20 si concluse la sua vita nel 1944, nella casa dove l’amico Albert Bois de Chesne gli procurò un appartamento, pagandogli affitto e governante, dopo l’infelice permanenza negli alloggi popolari di Roiano prospicienti viale Miramare. Dal 2008 proprio in via Sant’Anastasio 20 un targa posta nel 150° anniversario della nascita dal Comitato Julius Kugy ricorda “il cantore delle Alpi Giulie, cittadino della mitteleuropa”.

La figura di Julius Kugy ha ancora molto da insegnarci come dimostrano ad esempio la vivacità del Comitato sorto con il suo nome nel 1994 in occasione del cinquantesimo anniversario della morte – che è riuscito tra l’altro a salvare la tomba di famiglia a Sant’Anna –, e le numerose attività della scuola a lui intitolata a Banne nel 1992 da Gianna Fumo, allora dirigente scolastico delle scuole dell’altipiano, proprio perché da quelle parti Kugy passava durante le sue escursioni dal Monte Spaccato a Lipica. E ancora il concorso promosso dalla Provincia nel 1998 in nome di Kugy, rivolto ai privati cittadini e alle scuole di ogni ordine e grado, dalle materne alle superiori, che premia con più di 10mila euro progetti legati ai temi dell’ambiente.

La vita di Julius Kugy è un bell’esempio di triestino borghese mitteleuropeo, interessante oggi più che mai per il modo in cui si rapportava liberamente alle diverse componenti linguistiche – tedesca, italiana e slovena – della sua città. E poi per il suo amore per la botanica e la montagna – soprattutto le Alpi Giulie – che egli ha riversato con grande poesia nei numerosi scritti seguiti alla intensa e dolorosa esperienza della Prima Guerra mondiale. La mancanza di preconcetti nazionalistici gli derivava probabilmente dal clima familiare. Il padre era un commerciante carinziano che aveva una fiorente ditta a Trieste, la madre era figlia del poeta sloveno Jahann Vessel (Jovan Vesel Koseski), che però ai figli in casa parlava in italiano. Le scuole furono tedesche e il circolo culturale di riferimento fu poi lo Schillerverein, di cui Kugy fu anche direttore. Ma questo non gli impedì di frequentare anche altri ambienti culturali di lingua slovena e italiana come ad esempio la Società Alpina delle Giulie e la Società Adriatica. Julius e il fratello Paulus entrarono nella ditta del padre, ma le grandi passioni di Julius furono la musica, la montagna e la botanica. Imparò a suonare il pianoforte in casa, come allora usava, ma ben presto fu l’organo a conquistare il suo interesse. E la botanica, scoperta a scuola, lo condusse poi alla montagna.

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