Jovanka sarà sepolta nel mausoleo di Tito

Il governo serbo accoglie l’ultimo desiderio della vedova del Maresciallo. Sabato i funerali con gli onori militari
Di Stefano Giantin
Ovanka Broz, widow of former Yugoslav leader Josip Broz Tito, lays down a bouquet of flowers on the grave of the country's former President on a cemetery in Belgrade Thursday, 04 May 2000, on the 20th anniversary of his death. SUKI/ANSA
Ovanka Broz, widow of former Yugoslav leader Josip Broz Tito, lays down a bouquet of flowers on the grave of the country's former President on a cemetery in Belgrade Thursday, 04 May 2000, on the 20th anniversary of his death. SUKI/ANSA

BELGRADO. Il dado è tratto, il suo ultimo desiderio doveva assolutamente essere soddisfatto. La vedova di Tito, Jovanka Broz, sarà sepolta vicino al Maresciallo. Così ha stabilito ieri il governo serbo, che ha specificato che la salma dell’anziana ex compagna del leader jugoslavo, morta domenica a Belgrado, sarà inumata «nella Casa dei Fiori, parte del complesso del Museo della storia della Jugoslavia», dove da trenta e più anni riposano le spoglie di Tito. I dettagli della cerimonia e la logistica sono stati delegati a un comitato organizzativo, istituito ad hoc dall’esecutivo serbo e guidato dal ministro Rasim Ljaji„, assieme al primo ministro, Ivica Da›i„, uno dei politici più vicini alla defunta. Comitato, riunitosi ieri pomeriggio, che ha deciso che i funerali di Jovanka – a cui saranno tributati gli onori militari, poiché Jovanka si fregiava del grado di maggiore grazie al coraggio dimostrato da partigiana durante la guerra di Liberazione – si terranno sabato prossimo, a mezzogiorno. Il corpo di Jovanka dovrebbe essere tumulato in una delle grandi stanze accanto alla tomba di marmo che custodisce i resti di Tito, magari quella dove oggi sono esposti i “testimoni” più belli delle Staffette della gioventù dedicate a Tito. Impossibile, per motivi tecnici, legali e non solo, sistemare Jovanka nello stesso mausoleo edificato a uso esclusivo del leader jugoslavo, protetto da una lapide pesante quasi dieci tonnellate, visitato in 30 anni da 17 milioni di persone. In ogni caso, il desiderio di Jovanka e dei familiari a lei più vicini è stato appagato. Familiari che, tuttavia, anche nel momento del lutto si sono dimostrati almeno in apparenza piuttosto divisi, come già accaduto nel caso ancora aperto e scottante dell’eredità di Tito. Nada Budisavljevi„, provata dalla morte della sorella più anziana, ha respinto ogni tentativo di approccio da parte della stampa. Più loquace invece un altro dei nipoti di Tito, Joška Broz, fondatore del minuscolo Partito comunista serbo, super jugonostalgico, che ha affermato ieri al “Telegraf” di Belgrado che, malgrado tutto, Jovanka «è stata fino alla fine la moglie legittima» di Tito e per questo «ha diritto a essere sepolta vicino a lui». Molto critica, invece, un’altra nipote del Maresciallo, Saša Broz, che via Facebook ha esordito spiegando per prima cosa che Tito dovrebbe essere in una tomba «a Zagabria», città che amava tanto. «Era un cittadino del mondo», l’imbeccata polemica, «ma prima di tutto era un croato». E Jovanka? Dopo la separazione «mio nonno non la menzionava mai», fate voi.

Riferimenti a go-go sui giornali serbi invece alla figura di Jovanka. Perché trent’anni d’isolamento? Chi aveva paura di lei? Impossibile rispondere, illustra l’analista Zoran Dragiši„. Certo «è che era molto vicina a Tito», tutto fa pensare «che fosse un grande amore, il loro». E che Jovanka, da first lady e «alto ufficiale dell’esercito, conoscesse molte cose segrete sulla guerra», la Seconda mondiale, e sui processi interni alla Jugoslavia titina. «Aveva le chance per fare male a persone molto importanti», Dragiši„ suggerisce una spiegazione realistica alla sua caduta nel fango. Certamente, conclude l'analista, «cosa accadde fra lei e Tito nessuno potrà mai veramente saperlo». Cosa accadde fra i due sembra però non interessare ai nostalgici che arriveranno a Belgrado sabato, difficile ancora prevedere in quanti. «Ci saremo, è tutto organizzato», promette al telefono da Biha„, in Bosnia, Hakija Abdi„, presidente della Lega degli Antifascisti dell’Europa sudorientale. Ci saranno perché, assicura Abdi„, i funerali della «moglie del Maresciallo» e soprattutto «di una coraggiosa partigiana», ultimo simbolo della Jugoslavia, devono essere celebrati come si deve.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo