Jota, “sardoni” e cotto caldo: la cucina triestina alla conquista del pianeta

Dalle Canarie all’Olanda fino al Sud Africa. Spopolano i piatti made in Trieste proposti da giovani chef e ristoratori. A Montreal c’è pure la trattoria Barcola

TRIESTE Dai bar ai ristoranti, passando per enoteche e scuole di cucina. Sono tanti i triestini che negli ultimi dieci anni hanno deciso di lasciare la città e trasferirsi all’estero, per investire nella ristorazione. Cuochi, chef, titolari di singoli locali o di intere catene, molti hanno scommesso sul “made in Italy” a tavola, portando spesso lontano da casa anche piatti e sapori tipicamente locali.

Tra gli ultimi ad aver fatto le valigie per cominciare una nuova avventura c’è Andrea Trani che a, Gran Canaria, ha aperto il ristorante “La Guagua bianca”. «Era una trattoria chiusa da quasi 3 anni – racconta -. Il vecchio proprietario dopo 40 anni di gestione aveva deciso di godersi il meritato riposo. Quando lo abbiamo visto siamo rimasti un po’ titubanti per lo stile degli interni, tipico delle Canarie negli anni 70, tanti lavori da fare, molte cose da cambiare, ma la location era talmente magica che non ci sono sfuggite le sue potenzialità. È un ristorante di cucina italiana: a me piace dire alla gente di immaginare la cucina della nonna, con tutta la sua tradizione, ma con un nipote moderno all'interno e una visione anche un po’ pazzerella. Rispetto all’ Italia – dice - qui le condizioni economiche sono più vantaggiose, sia per chi vuole intraprendere un’attività sia per chi semplicemente si vuol godere la pensione».



È da molti anni ormai in Thailandia invece Andreas Bonifacio, chef e titolare di un ristorante a Hua Hin, con il suo “Andrea’s Italian Restaurant&Grill”, avviato nel 2014 dopo altre esperienze nel settore, collezionate in tutto il mondo. Per lui anche la partecipazione a un popolare talent televisivo, con il secondo posto conquistato a Iron Chef Thailand.

Ha avviato una catena di birrerie in Olanda il triestino Andrea Possa, con “Bierfabriek”, ad Amsterdam, Delft e Almere, ambienti ampi, dove protagonista è la birra, con produzione propria, oltre a piatti, panini e varie specialità.

Andrea, il triestino alla conquista della birra olandese

In Canada Fabrizio Caprioli è il proprietario di Barcola, bistrot a Montreal. Alla sua tavola, nel corso degli anni, si sono presentati anche tanti vip - Red Hot Chili Pepper, gli U2, Britney Spears, Bruce Willis, Morgan Freeman e Dan Aykroyd -, che hanno gradito piatti e golosità ispirati anche alle tradizioni triestine. C’è poi Paolo Sannini, chef capo-pasticcere al Four Seasons di San Pietroburgo, Dennis Petronio, chef e imprenditore a New York, Andrea Dilica, cuoco alle Canarie, Giuseppe Nasti, chef a Melbourne, giunto in Australia grazie a un altro triestino che proprio lì si era spostato con successo, Lino Maglione. Sempre nella stessa città c’è anche un altro triestino, Lorenzo Tron, che da poco ha aperto l’ultimo locale, in ordine di tempo, la pizzeria SHOP225, con una farina artigianale che arriva dall’Italia, alla quale ha affiancato un’azienda che realizza e vende prodotti senza glutine ad altre pizzerie, a supermercati e su internet in tutta l’ Australia.

Alcuni triestini hanno scelto invece di dedicarsi al mondo del vino, come Marta Gobbo e Raphael Paterniti, che hanno avviato “Openwine”, la prima enoteca di Città del Capo, o Bruno Cernecca, che a Londra è alla guida di una serie di enoteche sotto il nome di “Vini Italiani”, che annovera, tra i punti più apprezzati, il locale di Convent Garden e che negli ultimi anni ha conquistato in tante occasioni riconoscimenti prestigiosi, come una tra le migliori realtà del settore oltremanica.

Nella capitale inglese lavora anche Paola Miscioscia, da cinque anni dietro ai fornelli di diverse cucine e famose catene internazionali in UK. Dopo un impegno a New York, nella gestione di un ristorante, è rimasta sempre nell’ ambiente Carlotta Paolini, spostandosi però a Las Vegas, dove lavora dalla fine del 2018 a Eataly, general manager all’interno del grande locale, inaugurato lo scorso 27 dicembre, sesto del brand ad aprire negli States, con un negozio da 4mila metri quadri, che comprende due ristoranti, tanti reparti, tre bar e un grande spazio per l'educazione e per la scoperta dei cibi a partire dalla loro produzione. Ma la lista è lunga e tra le destinazioni scelte figurano anche altre mete, tra le quali Messico, Grecia e Portogallo. —


 

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