Jota e “vienna” in caldaia a Trieste. I cent’anni di Marascutti
Come si fa a rievocare quel fascino d’altri tempi tipico delle vecchie birrerie triestine caratterizzate dai profumi della “jota” e delle salsicce, dal fumo che esce dalla caldaia sempre attiva, dal pane croccante, ricco di senape e kren? A Trieste basta fare un nome: “Marascutti”. E per lo storico locale di via Battisti, che ha soddisfatto l’appetito di generazioni di triestini e turisti, il 2014 sarà un anno speciale: segna i 100 anni di vita. Un secolo di presenza pressoché ininterrotta nel panorama dell’enogastronomia locale; ci fu solo una breve parentesi, qualche anno fa, che vide il pubblico esercizio fondato nel 1914 dalla famiglia Marascutti trasformato in enoteca. Ma l’avvento dell’attuale titolare, Daniela Ubaldini, nel 2002, fece tornare “Marascutti” alla sua originaria missione di punto di riferimento per quanti amano la porcina, le “Vienna”, il pane nero, la birra spumeggiante nel bicchiere “col manigo”. «Non era possibile privare Trieste di uno dei suoi angoli più autentici - spiega Daniela Ubaldini, con la quale collabora la figlia Andrea - e ho voluto spendermi in quest’avventura che oramai dura da più di dieci anni. Ho voluto riproporre quell’atmosfera che ha fatto di “Marascutti” un locale che tutti i triestini conoscono - aggiunge - e il pubblico ha risposto». Certo, oggi c’è da fare i conti con la crisi ed è purtroppo destinata a diventare un ricordo quell’immagine che troneggia all’interno del locale e che vede l’interno del buffet pieno di clienti, in parte seduti agli immancabili tavoli quadrati, con tanto di ripiano aggiunto al di sotto di quello principale per riporre i bicchieri mentre si gioca a carte, e in parte in piedi al banco, dietro al quale lavorano febbrili numerosi camerieri, rigorosamente in giacca bianca e pantaloni neri. Ma si tratta di una fotografia che, al pari delle altre dell’epoca, contribuisce a far rivivere un’atmosfera alla quale i triestini sono affettuosamente attaccati.
«Sono numerosi i turisti che ci raggiungono - prosegue la signora Daniela - perché trovano il nostro nome e l’ubicazione sui siti Internet e che chiedono immancabilmente piatti della cucina triestina. Ma sono numerosissimi soprattutto i nostri concittadini, che vogliono respirare l’aria di un tempo». Chi non ha mai ordinato “un panìn e una bira”, mentre il fumo della caldaia avvolgeva ogni cosa in mezzo a quelle mura che hanno visto Trieste trasformarsi più volte nel corso dell’ultimo secolo? «La famiglia Rom, il primo dei quali sposò la Marascutti, alternò ben tre generazioni alla guida del locale prima che Umberto, ultimo in ordine di tempo a gestire l’esercizio, vendesse, nel 2006 - racconta Daniela - ma furono capaci di conservare quello che io considero una sorta di cimelio. Si tratta di una bolletta del locale che risale al 1914 e ovviamente l’importo è espresso in corone dell’impero». “Marascutti” è dunque un piccolo scrigno di ricordi, garantisce ai frequentatori un tuffo nel passato, con sapori che hanno superato indenni il trascorrere delle mode enogastronomiche. Il tutto all’insegna della cortesia, che ha valso alla titolare il premio “Ospitalità italiana”, ritirato nel corso di una recente cerimonia svoltasi alla Camera di commercio. Daniela Ubaldini ha di che essere soddisfatta, se si esclude un solo rammarico: «È da tempo che chiedo all’ente camerale di poter essere inserita fra i locali storici di Trieste - conclude -, speriamo che l’aver raggiunto il secolo di vita possa garantire a “Marascutti” questo titolo».
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