Janša deputato “galeotto”, monta il caso

TRIESTE. Il suo partito, la Sds (centrodestra), ha perso le elezioni ma lui, il suo leader, una piccola-grande battaglia l’ha vinta eccome, mettendo in grave crisi di coscienza e politica l’intero nuovo Parlamento. Janez Janša, infatti, ex premier sloveno e attualmente detenuto nel carcere di Dob dove sconta la pena di due anni per corruzione nel cosiddetto “Affare Patria”, domenica scorsa è stato regolarmente eletto deputato alla Camera di Stato alla quale si era candidato. E adesso?
La legge slovena recita che se un deputato è stato condannato a una pena detentiva e definitiva maggiore di sei mesi decade dalla sua carica. Ma cosa succede se questa persona è stata condannata prima di essere eletta? I sostenitori di Janša sostengono che non ci può essere decadenza per il loro leader. E la parola nonché il dibattito passa nel campo dei giuristi.
Secondo Rajko Pirnat, sentito dall’agenzia di stampa slovena Sta, afferma che il Parlamento dovrà comunque confermare l’elezione di Janša, ma sarà poi la volontà dei deputati a decidere se successivamente toglierli il mandato o meno. Il Parlamento, infatti, può decidere che una persona condannata in modo definitivo a più di sei mesi di reclusione può lo stesso svolgere le funzioni di deputato ma deve acclarare che la pena detentiva non ostacolo lo svolgimento della sua funzione di deputato. Questioni di lana caprina. O meglio, una questione che diventa dannatamente politica. Troppo politica. Al punto che il giurista Janez Pogorelc sostiene che la Sds deve rendersi conto che Janša «non è un prigioniero politico, ma un politico che è finito in galera».
Secondo Pirnat, inoltre, dopo una sentenza esecutivo a suo carico al deputato non è più possibile applicare l’immunità parlamentare e sostiene inoltre che non si può interpretare la legge in modo tale da pretendere dopo l’elezione la cessazione della pena. I pareri sono molti e, nel caso Janša, portatori di grave imbarazzo tra gli addetti ai lavori.
Chi è convinto invece che a Janša i deputati dovranno togliere il mandato è il giurista Janez Pogorelc che a Radio Slovenija spiega che altrimenti si creerebbe un caso di diseguaglianza di fronte alla legge tra chi condannato a sei mesi decade dalla carica di deputato e chi, invece, nonostante la sentenza esecutiva no. «Sicuramente - precisa Pogorelc - alcuni diranno che gli elettori sapevano bene che Janša è stato condannato in forma definitiva a due anni di carcere, ma nonostante ciò lo hanno eletto perché questa è la democrazia. Una tesi che potrebbe anche essere valida - conclude - ma gli elettori sapevano anche bene che questo candidato se eletto non potrà espletare la sua funzione». Ma la Sds ha dichiarato le elezioni di domenica scorsa «illegittime» e si dice pronta a non partecipare ai lavori del Parlamento, cui, peraltro è obbligata altrimenti niente paga per i giorni di assenza ingiustificata.
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