Janša a caccia di alleati: porte spalancate al centro
LUBIANA. Ha stravinto alle elezioni politiche, ma ora rischia di non riuscire a formare il nuovo governo. Il preannunciato ciclone Janez Janša si è abbattuto sulla Slovenia conquistando 25 seggi, ma i due unici alleati fin qui possibili, ossia Nuova Slovenia (Nsi) e l’estrema destra di Zmago Jelinčič (Sns) assieme fanno 11 seggi. E con questi numeri Janša non governa, perché servono 46 voti per la fiducia. Sempre che l’atmosfera della campagna elettorale, nella quale tutti i partiti si sono schierati contro il Partito democratico (Sds) di Janša, rimanga tale anche nel dopo voto. L’unica cosa certa, confermata nuovamente dal capo dello Stato Borut Pahor, è che sarà lui (il primo) a ricevere il mandato dalle mani del presidente.
Ma in politica mai dire mai, e lo sa bene una vecchia volpe come Janša. «Lasceremo che l’atmosfera si stemperi», afferma. Quindi da un Janša in stile Orban, pronto a demonizzare i migranti trasformandoli in una sorta di strumenti dell’islam invasore del suolo europeo, ecco che inizia ad assumere toni molto più “evangelici”, magari pensando alla Smc di Cerar e a Desus. «La Sds è pronta alla collaborazione - dice - davanti alla Slovenia ci sono tempi che hanno bisogno di collaborazione. Le nostre porte per i colloqui sono aperte a tutti». «Delle nostre coalizioni - prosegue riferendosi alle altre due esperienze di governo - hanno sempre fatto parte coloro i quali erano pronti a lavorare per la Slovenia». «Abbiamo guidato governi sloveni - conclude - e abbiamo ricoperto i ministeri più difficili, abbiamo guidato l’Unione europea e sappiamo quali sono i problemi reali della gente e a questo siamo preparati». E i migranti? E i muri? E i rimpatri? Spariti, puf, svaniti nell’esito dell’urna.
Janša, se anche i due rappresentanti delle minoranze sono con lui, avrebbe a disposizione in totale 38 voti, ma lui si dice pronto a dar vita a una coalizione che risolverà i problemi del Paese. Ma per riuscirci dovrà fare delle ottime offerte e contropartite ai partner mancanti oppure dovrà andare a pescare il voto tra i singoli deputati dei gruppi che non vedono un governo di centrodestra come una maledizione per la Slovenia. E il gruppo più indiziato di poter nascondere franchi tiratori (il voto sulla fiducia in Parlamento è segreto) è la Lista di Marjan Šarec (13 deputati) con un leader poco esperto di politica e dei suoi magheggi. Nei prossimi giorni c’è da aspettarsi una cascata di dichiarazioni tattiche tese a nascondere trattative segrete.
E il centrosinistra? Se Janša dovesse fallire logica vuole che il secondo premier incaricato sarebbe proprio Marjan Šarec il quale punterebbe a una mega coalizione, di centrosinistra per l’appunto, che oltre alla sua Lmš sarebbe composta anche da Smc del premier uscente Miro Cerar, gli Sd (socialdemocratici), Pensionati (Desus), il Partito di Alemka Bratušek e, forse, Nsi con cui collabora da anni a livello locale (è sindaco di Kamnik). Un governo eterogeneo che, secondo gli analisti, sarebbe poco incisivo e a grande rischio di sfiducia.
I voti sicuri, per adesso, del centrosinistra arrivano a quota 45 compresi quelli delle minoranze. Resta l’interrogativo Nsi e quello ancor più difficile da sciogliere che si chiama Levica (Sinistra) che ha 9 deputati. Di fronte a un simile panorama già domenica sera dopo i primi risultati non era una bestemmia parlare di nuove elezioni politiche. Janša, ad esempio, non le considera un tabù, ma se ci saranno bisogna andarci con una nuova legge elettorale che permetta di esprimere una maggioranza certa dalle urne. Per farla serve però un governo, magari un governo balneare. In Parlamento hanno fatto il loro ingresso 9 partiti, il più alto numero di sempre. La più grossa sconfitta è stata quella patita dalla Smc che nel 2014 aveva 36 seggi e oggi 10. Desus i seggi li ha dimezzati da 10 a 5, Desus che ha lasciato fuori dalla porta del Parlamento niente di meno che il suo leader, vicepremier e ministro degli Esteri uscente Karl Erjavec, così come ha fatto anche il Partito di Alenka Bratušek che non ha eletto la sua omonima leader e fondatrice ed ex premier. La caduta degli dei e, forse, la creazione di nuovi.
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