Jankovic vince, il governo sloveno cade
TRIESTE. La Slovenia si è svegliata ieri mattina senza più governo. La “battaglia” di Brdo pri Kranju, sede del congresso di Slovenia positiva (Ps), è stata una Caporetto per la premier Alenka Bratušek travolta dalle salmerie e dai carriaggi dell’armata guidata dal sindaco di Lubiana Zoran Jankovi„. Il verdetto per la presidenza è stato chiaro. Jankovi„ batte Bratušek 422 a 338. La sentenza poco dopo l’una di notte. Fuori il buio. Lo stesso che avvolge l’esecutivo sloveno. Pochi minuti dopo la proclamazione del nuovo presidente di Ps arriva la dichiarazione dei vertici della Lista Nazionale (partito del ministro degli Interni, Gregor Virant e partner di coalizione): «Con l’elezione di Jankovi„ ai vertici di Slovenia positiva - si legge - riteniamo che non ci siano più le condizioni per tenere unita la maggioranza». È l’1.30, l’ora delle campane a morto.
La Bratušek a capo chino lascia il palacongressi ma c’è ancora qualcuno che nn si arrende. È Jani Möderndorfer, il capogruppo in Parlamento di Ps: «È sfumato il piano A - dice - ora entra in azione il piano B. Ora Alenka si prenderà un po’ di riposo per comunicare martedì prossimo le sue decisioni». Vicino a lui sgrana gli occhi il deputato Peter Vilfan: «Piano B?» si chiede, «quale piano B? Mah - prosegue - se lo dice Jani vuol dire che ci sarà». Poi sbadiglia e bofonchia: «Meglio che torni al mio basket» (ha vinto la medaglia d’oro ai campionati mondiali di pallacanestro di Manila nel 1978 con l’allora nazionale di Jugoslavia ndr.). Più combattivo Gašpar Gašpar Miši›, ex presidente di Luka Koper, la società che gestisce il porto di Capodistria, recentemente silurato dal Comitato di sorveglianza e fedelissimo di Jankovi„. «Perché dovrebbe cadere il governo?» si chiede. «Perché la coalizione dovrebbe sciogliersi?». «Basta che si formulino le priorità di governo, che si pensi a nuove infrastrutture per incastonare la Slovenia in Europa, basta buttare denaro per riempire le tasche alle banche e basta con gli “zii” siano essi di destra o di sinistra il nostro non è un partito ideologico».
Non la pensano così, come abbiamo detto, quelli della Lista nazionale (Nl) ma neanche i socialdemocratici (Sd) e i pensionati (Desus). Igor Lukši›, presidente dei Sd è categorico: «Questa coalizione non esiste più. È stata creata con la precondizione che Jankovi„ se ne stesse fuori, ora è ritornato quindi Ps ha voluto distruggere questo governo». «È la fine - sancisce Lukši› facendo morire sul nascere le illazioni di nuovi premier incaricati o di strane scissioni del gruppo parlamentare di Ps - i socialdemocratici vogliono che le improvvisazioni cessino e si vada quanto prima alle elezioni anticipate». «La premier Bratušek - sostiene invece il leader dei pensionati, vicepremier e ministro degli Esteri, Karl Erjavec - è stata chiara, ha detto che se non diventa presidente di Ps si dimetterà, quindi da oggi il governo è caduto». Anche Erjavec come Lukši› non crede a una soluzione politica della crisi con nuove maggioranze. «Bisogna andare al voto prima possibile», conclude il ministro.
«Se avessi saputo che cosa mi aspettava oggi, un anno fa non avrei accettato l’incarico di fare la premier», chiosa una delusa Bratušek mentre lascia Brdo. Il vincotre Jankovi„ è baldanzoso.«Non mi candido a premier - afferma euforico - se vogliamo la sopravvivenza del partito portiamo a termine 12 progetti, ricostruiamo il governo che sarà guidato sempre da Alenka». Ma Alenka a fare la marionetta di Jankovi„ proprio non ci sta.
Il voto anticipato, dunque, è il futuro della Slovenia. I sondaggi, per quel che valgono, premiano i Sd e i democratici (Sds) di Janez Janša (centrodestra), Ps è in pesante calo, così come i pensionati e la Lista nazionale non va oltre lo 0,4%. Forse, come sostengono frange dei popolari (Sls) anche per la Slovenia è giunto il tempo di una Grosse koalition.
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