Its sceglie la rosa dei designer del futuro

TRIESTE Abiti come racconto, portfolio come fabulae, il fashion design non riguarda solamente vestiti e accessori da indossare, ma è anche uno specchio della società, riflesso dei cambiamenti dell’epoca e luogo di rifugio nel quale poter proiettare i propri sogni e desideri. Non è una novità: accadeva negli anni Sessanta, quando la “scandalosa” minigonna di Twiggy urlava ai quattro venti la voglia di rivoluzione delle giovani generazioni, come alla corte di Napoleone, dove le linee austere dello stile Impero affermavano l’ordine non solo nello Stato ma anche nel costume, in netta antitesi rispetto agli eccessi e alle frivolezze del passato. E oggi? Che accade oggi? Cosa suggeriscono le nuove tendenze immaginate dai giovani talenti della moda? Le selezioni dei finalisti che parteciperanno alla sedicesima edizione di Its – International Talent Support, in corso proprio in questi giorni a PortoPiccolo, nella baia di Sistiana, sono un ottimo punto di osservazione per valutare e percepire le trasformazioni in atto non solo in passerella, ma nel mondo.
Da lunedì 23 aprile e per tutto l’arco della settimana, Barbara Franchin, fondatrice e direttore artistico del contest, affiancata da una giuria di esperti formata da Sara Maino (Vogue Italia, Vogue Talents), Angelo Flaccavento (giornalista, critico e curatore freelance), Valentina Maggi (Design Practice at Floriane de St. Pierre et Associés), Simone Marchetti (fashion editor a La Repubblica), Riccardo Vannetti (Pitti Immagine), il triestino Stefano Martinetto (ceo a Tomorrow London Holdings Ltd), Carlo Giordanetti (direttore creativo di Swatch International) e l’influencer filippino Bryanboy, fashion blogger e star del web, giudicheranno i duecento progetti selezionati tra i più di 900 iscritti provenienti da 80 Paesi e coinvolgenti un network di 150 scuole con sede in 72 nazioni. Alla fine ne resteranno una trentina e si sfideranno sul catwalk il prossimo 27 giugno al Magazzino 42 nelle sezioni Its Fashion (che da quest’anno comprende moda, accessori e gioielli in un’unica categoria) e Artwork, dove ognuno dei contendenti sarà libero di dare sfogo come meglio crede alla propria creatività.
Rosso, giallo, blu, e una vasta girandola di colori che come nella trottola di Newton finiscono per confluire nella purezza del bianco. Trasparenze, ampi volumi, lettering, volti coperti e la presenza di alcuni elementi dal sapore fetish (piedi, occhi, bocche, mani) tradiscono, come in passato, un’identità spesso incerta, senza punti di riferimento e alla ricerca di un centro di gravità permanente non facile da identificare.
L’immaginario collettivo spazia tra periferie metropolitane e campagne fantasy, sospeso tra note falk e glam rock, icone del passato, eroi new-romantic, viaggiatori e alieni. È lo specchio in cui si riflette una community globale, melting pot in cui confluiscono generi, etnie,, religioni, culture e altre diversità pacificamente integrate, in netta controtendenza rispetto ai venti di razzismo, omofobia e xenofobia che investono l’intero pianeta. E se il gusto per l’accumulo è la tendenza del momento (strati, colori, livelli, superfici, applicazioni), non c’è invece alcuno spazio per immaginare il domani.
Niente note futuristiche, la tecnologia è messa al bando. No future. Ci si è arresi definitivamente alla mancanza di prospettive o è forse un modo per vivere pienamente il presente?
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