Italicum, la spuntano Trieste e Gorizia

Dalla Commissione della Camera ok alla modifica dei collegi. Scontento dei parlamentari friulani. Ora l'ultima parola passa al governo
Una signora durante le operazioni di voto (foto d'archivio)
Una signora durante le operazioni di voto (foto d'archivio)

TRIESTE. La Commissione Affari costituzionali della Camera dà il via libera al parere sullo schema di decreto legislativo che determina i collegi elettorali in base all’Italicum. E lo fa inserendo fra le “osservazioni” - che andranno beninteso valutate dal governo, cui spetta la decisione finale - quella pensata in casa Pd giuliano che punta a modificare l’assetto del Friuli Venezia Giulia, attualmente spaccato a metà in verticale secondo uno schema che assegnerebbe 8 deputati al Collegio 1, quello che ricomprende l’intera provincia di Pordenone e 91 comuni dell’Udinese, e 5 al Collegio 2, in cui rientrano le province di Trieste e Gorizia cui si aggiungono 44 comuni della provincia di Udine attraverso Cividale e Manzano.

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«Si valuti - così il testo approvato dai deputati - l'opportunità nel Fvg di garantire maggiore equilibrio demografico tra i due collegi plurinominali ivi previsti al fine di assicurare, ferma restando l'esigenza di garantire l'accesso alla rappresentanza della minoranza linguistica slovena, anche il più generale criterio in base al quale, qualora sia indispensabile dividere il territorio di una provincia, i collegi plurinominali debbano essere composti mediante accorpamento dei collegi uninominali del 1993 o comunque con la minima deviazione necessaria rispetto a tale criteri».

È l’indicazione politica - il grimaldello - in base alla quale il governo potrà inserire accanto a Trieste e Gorizia la Bassa friulana. Che corrisponde nella sua interezza a uno di quei «collegi uninominali» citati. Il passaggio sull’accesso alla «rappresentanza della minoranza slovena» permette invece l’operazione sull’area Valcanale e Canal del Ferro, assegnate in origine tutte al Collegio 2 per tenere uniti i 32 comuni in cui si applica la legge di tutela.

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Così, a fronte della “perdita” della Bassa friulana il Collegio 1 riacquista i Comuni di Dogna, Pontebba e Resiutta; restano al 2, quello di Trieste e Gorizia, i comuni con tutela della minoranza di Tarvisio, Resia e Malborghetto, cui si aggiunge Chiusaforte per omogeneità territoriale.

La nuova mappa consente di «riequilibrare» territori e popolazione così da assegnare 7 deputati al Collegio 1 e 6 al 2. «Anche nell’assetto precedente il Fvg 2 comprendeva tre province, Trieste Gorizia e Udine, e i Comuni con la minoranza: era davvero illogico comprimerlo, anche dal punto di vista della possibilità di elezione, non avrebbe garantito il pluralismo necessario tra territori e minoranze. Cinque seggi per tre province: innaturale. Credo che abbiamo fatto una cosa molto giusta, anche nei confronti della Bassa che potrà eleggere un proprio rappresentante», spiega il triestino Ettore Rosato, componente della Commissione nonché - soprattutto - capogruppo del Pd alla Camera, che ha lavorato a questa soluzione.

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«Soluzione giusta, non di comodo» precisa Rosato senza dare troppo peso ai mali di pancia che si registrano nel Pd di area friulana. A partire dai senatori Carlo Pegorer e Lodovico Sonego, entrambi favorevoli alla soluzione originaria. «Io quella legge non l’ho votata - commenta Pegorer - e ora, dopo che già è stato sacrificato un pezzo importante della provincia di Udine, quella più grande, si profilano ulteriori problemi. Compreso il fatto che ampliando il Collegio 2 si renderà più difficile la possibilità per la comunità slovena di eleggere un proprio esponente».

«Certo, è plausibile che il fronte giuliano abbia cercato l’ampliamento. Ma lo ribadisco: quella del governo, stante l’Italicum, era la proposta più saggia - interviene Sonego - e l’ho scritto in una lettera che ho inviato al premier Matteo Renzi e al ministro Marianna Madia. Più facile eleggere un deputato della Bassa? Con le preferenze vince chi arriva primo, sono discorsi senza costrutto. Inoltre questa proposta accentua qualche squilibrio per la minoranza slovena, che soffrirà di più».

Opinione questa opposta però a quella che giunge dalla deputata espressione della minoranza stessa, Tamara Blazina: «Si annacqua la comunità slovena in un collegio più vasto? Ma il fatto che nel Fvg 2 si elegga un deputato in più dà maggiori chance, anche perché i nostri rappresentanti non conteranno solo sull’apporto di elettori di lingua slovena, puntando a rappresentare un territorio etnicamente plurale». Al governo l’ultima parola.

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