«Italicum, in Fvg garantito l’equilibrio»
TRIESTE. Dopo tante polemiche, i due collegi elettorali in cui l'Italicum seziona il Friuli Venezia Giulia sono finalmente stati definiti. Il consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto legislativo. Che il bambino sia stato diviso salomonicamente o meno, però, è un fatto su cui i punti di vista divergono.
Per la maggioranza di governo si tratta di una soluzione che salvaguardia gli interessi di tutti, accomunando nel secondo collegio Trieste, Gorizia e numerosi Comuni friulani «in modo equilibrato». Per l'opposizione siamo davanti a un tentativo di frammentare gli interessi dei territori, il Friuli e la Venezia Giulia, per «meri calcoli elettorali».
IL COLLEGIO Vediamo in primis il modo in cui è stato formato il secondo collegio, quello che interessa il capoluogo regionale e il goriziano.
La legge vi include: il territorio delle province di Trieste e Gorizia; i territori dei Comuni di Chiusaforte, Resia, Malborghetto Valbruna e Tarvisio dal collegio uninominale di Gemona del Friuli; i territori dei Comuni di Attimis, Cividale, Drenchia, Faedis, Grimacco, Lusevera, Moimacco, Nimis, Prepotto, Pulfero, San Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna, Stregna, Taipana e Torreano dal collegio uninominale di Cividale del Friuli; territori dei Comuni di Corno di Rosazzo, Manzano, Premariacco, San Giovanni al Natisone dal collegio di Codroipo; il collegio uninominale di Cervignano. Nel primo collegio, va da sé, troviamo il resto della regione.
LA MAGGIORANZA Cosa ne pensano i parlamentari del Friuli Venezia Giulia che sostengono il governo? Il deputato del Partito democratico Ettore Rosato è stato uno degli architetti dell'assetto finale, ed è soddisfatto dell'esito. «A me sembra ci sia un grande equilibrio che consente rappresentanza a tutto il territorio, nel rispetto dell'identità della Regione».
A chi teme che accomunare la Bassa friulana e aree del Friuli orientale a Gorizia e Trieste porti squilibri, Rosato dice: «Non è così. Se si guarda il collegio ci si accorge che c'è una dimensione demografica omogenea tra le province che lo compongono. Certo, se non ci fossero state le correzioni apportate dal governo la Bassa friulana sarebbe stata penalizzata, ma così non è stato».
Aggiunge il deputato: «Bisogna tenere conto della delega che il governo aveva in mano per la definizione dei collegi, che non consentiva alla provincia di Udine di stare da sola e obbligava, giustamente, a non penalizzare la minoranza slovena. La soluzione scelta mi pare ragionevole».
Soddisfatta anche la parlamentare democratica Tamara Blazina, voce della minoranza a Roma: «Dopo le ultime modifiche sono stati raggiunti due obiettivi - dichiara -: da una parte il mantenimento nello stesso collegio dei 32 comuni definiti dalla legge 38 come d'interesse per la minoranza.
Dall'altra il riequilibrio del collegio in termini di numeri degli abitanti, che pareggia un po' le opportunità per i territori». Secondo Blazina la norma così com'è «viene incontro alle esigenze della minoranza slovena ma è ancora molto lontana da quel che servirebbe. Stiamo parlando pur sempre di un collegio in cui il numero di elettori di lingua slovena è molto basso anche in termini percentuali. Riunire tutti i comuni, però, è un passo importante dal punto di vista simbolico».
L'OPPOSIZIONE Come la vede il centrodestra? In tutt'altri termini, questo è certo. La deputata e coordinatrice regionale di Forza Italia Sandra Savino stronca la soluzione del governo di Matteo Renzi: «Il Pd invoca la democrazia a destra e a manca ma dimostra ancora una volta di non tenere in dovuta considerazione le preoccupazioni, i pareri e i punti di vista del territorio. Sindaci in testa».
Secondo Savino si tratta di una caratteristica «tipica» della dirigenza attuale del partito di governo: «Serracchiani va per le sue senza ascoltare nessuno quando si parla di sanità e lavoro. Sulla legge elettorale Matteo Renzi ha fatto lo stesso». La parlamentare forzista suggerisce che tra i due, poi, stia venendo meno l'armonia: «Il fallimento di Debora Serracchiani in questa partita è molto grave, ha portato alla mancata tutela della comunità friulana. Non vorrei che la sua incapacità di tenere il punto sulla regione fosse un'avvisaglia dei cattivi rapporti che inizia ad avere con Renzi».
Anche il capogruppo della Lega Nord alla Camera Massimiliano Fedriga non è un fan dell'Italicum: «Un collegio senza senso - commenta -. Io avevo spinto per un minidecreto che eliminasse le storture presenti, ma gli interessi di realtà socioeconomiche e culturali omogenee hanno dovuto soccombere davanti alle convenienze elettorali del governo».
Per Fedriga «gli eletti dovrebbero rispondere a territori dalle esigenze simili, a questo punto era meglio tenere assieme tutta la regione. Comunque non mi straccio le vesti, i problemi del Paese sono altri, anche se pare che il Pd non pensi ad altro».
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