Italia Nostra guarda al futuro del Porto Vecchio di Trieste: «Tutelare la storia di moli e magazzini»

Caroli: «Nei progetti di Porto Vecchio va garantito il restauro degli immobili preservandone l’identità. Si osservi Amburgo»

Francesco Codagnone
Una veduta sui cantieri in corso per la realizzazione del viale monumentale in Porto Vecchio Foto Silvano
Una veduta sui cantieri in corso per la realizzazione del viale monumentale in Porto Vecchio Foto Silvano

Il tema è il restauro e il contesto messo a fuoco è quello del distretto del Porto Vecchio. Migliaia di metri quadrati di magazzini e moli testimoni del passato industriale di Trieste, il quale dovrà essere preservato e al contempo prestarsi ai progetti di rigenerazione urbana proposti dalla società bergamasca Costim.

Il convegno

Ha tutte le caratteristiche di un evento internazionale il convegno organizzato da Italia Nostra e dall’assessorato alla Cultura del Comune che si svolgerà oggi, 15 novembre, dalle 9.30 nella sala Luttazzi del Magazzino 26 con la partecipazione di docenti, architetti, ingegneri ed esperti di urbanistica mitteleuropea.

Fin dal titolo scelto – “Porto Vecchio di Trieste: il restauro protagonista” – il convegno porta con sé un messaggio preciso. «I progetti di rigenerazione dell’antico scalo non potranno prescindere dal restauro di hangar e moli, né dalla conservazione e dalla tutela del loro patrimonio architettonico», incalza Antonella Caroli, presidente di Italia Nostra.

Porto vecchio di Trieste, ecco la mappa dei futuri magazzini

Il caso del porto di Amburgo

Il recupero dell’ex distretto portuale non potrà passare insomma attraverso il seppellimento della sua identità culturale. Una possibilità contro la quale Italia Nostra scende in campo e invita a guardare al caso del porto di Amburgo.

Come testimoniato da Dirk Schubert, direttore del comitato scientifico internazionale di Porto Vecchio, la riqualificazione dello scalo amburghese è stata «un intervento partecipato, in dialogo con la popolazione», che ha reso possibile «riaprire quell’area della città, trasformandola ma mantenendone i caratteri identitari».

I progetti

Ecco allora che i progetti in corso o proposti per il Porto Vecchio di Trieste dovranno integrare nuove tecnologie e nuovi bisogni della cittadinanza (e delle imprese) al valore storico dell’area. Prima di pensare a come “riusare” moli e magazzini dello scalo occorrerà però restaurare le loro architetture: processo che, peraltro, dovrà avvenire celermente.

I fabbricati dell’antico scalo versano ormai in condizioni di abbandono e dunque «servirà ristrutturarli ben prima dei nove anni di lavori proposti da Costim: in parallelo – sottolinea Caroli – si dovrà pensare a come riutilizzarli, in coerenza con la loro identità, nel rispetto dell’attività portuale e industriale svolta in quell’area per oltre un secolo. Un passato che non potrà andare perso ma che dovrà convivere con il futuro».

Il programma

Intenso il programma che prenderà il via stamattina alle 9.30 tra interventi e tavole rotonde con la partecipazione di esperti e studiosi locali e internazionali sul tema. A seguire, alle 18.30 al Museo Sartorio, verrà inaugurata l’esposizione “Trieste: Hafen der kulturen – Porto di culture”, curata da Giacomo Calandra di Roccolino: in mostra il lavoro degli studenti dell’Università di Postdam, che nel laboratorio di laurea magistrale hanno elaborato 16 progetti dedicati a Trieste. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo