Istria, il castello di Belaj si rilancia con i vini che parlano russo
ll castello di Belaj, uno dei più belli dell’Istria interna, incastonato fra alte colline in mezzo a fecondi vigneti e oliveti tra Cepich e Passo, e con uno stupendo panorama sul Monte Maggiore, è avviato ormai a nuova vita grazie all’intraprendenza e alle ambizioni imprenditoriali del proprietario Oleg Belaj, facoltoso finanziere russo che si aggiunge ai suoi connazionali già sbarcati in quest’area. Curiosa omonimia, Belaj aveva acquistato nel 2012 il castello che porta il suo nome: lo aveva fatto dopo averne conosciuta l’esistenza quando era giunto nell’area per assistere al torneo Atp di tennis di Umago.
All’epoca lo aveva acquistato dal precedente proprietario - anche lui russo - a un prezzo rimasto sconosciuto. Del castello si torna ora a parlare sui media croati proprio per i progetti di valorizzazione avviati da Zan Belaj, il figlio ventiquattrenne di Oleg. Ultimato il corso di management alla Westminster Business School di Londra, il giovane Belaj ha deciso di stabilirsi da queste parti e sviluppare la produzione vitivinicola in parte già avviata. «Una sfida e un’avventura - dice - alle quali non ho saputo resistere». Dopo aver aperto nel maniero una sala per degustazioni e un ristorante, gli sforzi si concentrano ora sulla futura ristrutturazione del castello mirata a farne un hotel di lusso senza intaccarne la fisionomia.
«È un progetto che porteremo avanti a tappe - spiega Zan - per il momento intendo elevare la qualità del nostro vino». E proprio per questo ha ingaggiato il noto enologo istriano Toni Batel, che tra l’altro ha in cura la cantina presidenziale sull’Isola di Brioni. Tra i primi compiti che gli ha affidato, quello di preparare uno spumante per una clientela elitaria. In stile barocco, il castello venne fatto edificare alla fine del sedicesimo secolo da Giorgio Barbo, uno dei signori di Cosliacco, al posto del diroccato maniero di San Martino. Nel 1668 venne acquisito dal principe d’Auersperg che lo fece restaurare e ampliare. Porta sulla facciata cinquecentesca un campaniletto a vela; nell’interno si apre un cortile che ricorda un chiostro conventuale, circondato da una doppia loggia sovrapposta, con una serie di archi che continuano lungo il largo corridoio aperto, le cui facciate sono affrescate con panorami del luogo e del castello. Nell’edificio c'è la cappella dedicata a San Lodovico re, con un altarino pure esso barocco, in marmo bianco con inserti colorati e con una pala dipinta. Ai lati dell'altare sono murate due grandi lapidi con gli stemmi dei Barbo e tutt'attorno corrono due scritte gotiche, mentre sulle pareti laterali sono inseriti altri stemmi e lapidi.
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