Istria, il Canale di Leme apre a pesca e sport

Svolta nella gestione della riserva naturale. Via libera a canottaggio e kayak. Attività ittica consentita con forti limitazioni

ROVIGNO. Cade il tabù. Per la riserva ittica e naturale del Canale di Leme, suggestiva bellezza paesaggistica che ricorda un po’ i fiordi norvegesi, si prospetta una (seppur timida) apertura alla pesca e allo sport, attività finora severamente proibite. Ne ha dato notizia con grande soddisfazione Elvis Zahtila, il direttore dell’ente pubblico Natura Histrica che gestisce la riserva, intervenendo alla seduta del Consiglio comunale di Canfanaro.

Zahtila ha spiegato che al ministero per la Tutela dell’ambiente è in fase di definizione il nuovo regolamento sull’uso del canale che tiene conto del regime nei parchi nazionali e nelle zone naturali sotto protezione. Questo significa che nel Canale di Leme, molto ricco anche sotto l’aspetto ittico, si potrà finalmente pescare anche se con forti limitazioni. Si potrà cioé pescare solo dalla costa usando al massimo due canne e con il pescato giornaliero limitato a cinque chilogrammi. Non si è parlato invece del costo dei permessi di pesca che sicuramente non sarà indifferente.

Ci sarà un’apertura anche alle attività sportive e ricreative, quelle di impatto zero sull’ambiente, come il canottaggio e il kayak. La zona continuerà a rimanere off limits per i motoscafi e lo sci nautico mentre i battelli turistici saranno tenuti a rispettare il limite di velocità. Dei controlli continueranno a essere incaricati la polizia del mare e l’ispezione alla pesca.

Nessuna novità invece per l’allevamento ittico. Nel Canale di Leme operano l’azienda Cromaris, che ha ottenuto la concessione trentennale e alleva circa 300 tonnellate di orate e branzini all’anno, e alcuni piccoli allevatori di cozze e ostriche. Pur essendo precluso alle attività commerciali e al turismo di massa, il Canale di Leme riesce ad autofinanziarsi le manutenzioni e i piccoli interventi ambientali come la pulizia dei sentieri per gli escursionisti. In ogni caso si tratta di piccoli numeri. La fonte finanziaria principale sono i 20mila euro all’anno dell’affitto delle bancarelle e i 10mila euro dei biglietti d’entrata alla Grotta dei pipistrelli di San Romualdo. (p.r.)

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