Istria, giochi e addobbi natalizi anti-filo spinato

CAPODISTRIA Dopo le prese di posizione del mondo culturale e politico - dai direttori di musei statali alla Regione istriana, dall’Unione Italiana ai sindacati transfrontalieri - è stata giornata di manifestazioni di protesta contro il filo spinato posizionato anche nel cuore dell’Istria per volontà del premier sloveno Miro Cerar. Una misura «preventiva» che taglia in due la penisola, dove i rifugiati in arrivo dalla via balcanica non si sono però mai visti. La manifestazione “Contro il muro, per un’Europa umana” si è tenuta prima al valico di frontiera di Brezovica pri Gradinu, a Nord di Portole (Oprtalj), poi a quello più occidentale di Dragogna, sopra Castelvenere e Buie. Circa 400 persone - con striscioni, maschere, megafoni - hanno preso parte ai due eventi denunciando il filo spinato come «un errore morale della Slovenia» e invitando Cerar a rimuoverlo.
Tra i partecipanti, sia croati che sloveni, diversi atleti locali si sono prestati a una simbolica partita di pallavolo con la “barriera anti-migranti” come rete. Cittadini e autorità locali hanno “addobbato” il filo spinato con decorazioni natalizie, stringendosi la mano al di qua e al di là del reticolato. Il sindaco di Portole, Aleksander Krt, ha definito la barriera «un simbolo della sofferenza umana e non una soluzione», mentre l’etnomusicologo istriano Dario Maruši„ ha parlato di «un intervento nell’anima» della regione. La protesta è stata organizzata da diversi attori della società civile slovena e croata, tra cui il Comune di Pola, candidato a Capitale europea della cultura per il 2020 e che ha scelto proprio il tema della smilitarizzazione per presentarsi.
Sul fronte politico, mentre il ministro dell’interno croato - non presente alla manifestazione - ha invitato Lubiana a rimuovere il filo, il presidente sloveno Borut Pahor ha dichiarato che «è più importante trovare un accordo con la Croazia sul controllo delle frontiere che la questione della barriera. E quanto al dialogo con Zagabria poco è stato fatto per ora». Pahor, che si è detto «non contrario» all’«ostacolo tecnico», ha detto al quotidiano Vecer che «la cosa più importante è che il governo abbia deciso di mantenersi all’interno degli accordi di Schengen», avvertendo al contempo che «i rifugiati stanno diventando uno strumento geo-politico sia nell’Ue che per l’Ue».
Intanto, mentre in Istria i partecipanti scandivano slogan come «Abbasso il filo spinato», «Filo assassino» e «No a una vita circondata dal reticolato», in altre aree della Croazia alcuni attivisti passavano ad azioni più incisive. Luka Juranic, cofondatore dell’associazione “Are you serious?” (“Siete seri?”), che da agosto distribuisce beni di prima necessità ai rifugiati, ha lanciato sui social network un invito a tagliare un pezzo del reticolato sloveno e a condividerne l’immagine. «Non ho paura di essere arrestato, anzi sarei curioso di vedere come il governo sloveno potrebbe giustificarsi in tribunale», afferma Juranic assicurando che «l’obiettivo è togliere completamente la barriera: spero che quest’iniziativa diventi un fenomeno di massa». E su Facebook cominciano a spuntare foto di improvvisati genieri che tornano a casa con pezzi del “muro di Cerar”.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo