Ispezione al campo dello stadio Rocco a Trieste: «Nuove zolle e rinforzo radici»

Il piano dell’agronomo Castelli durante i giorni di riposo: «Il prato migliora». Al via gli interventi davanti alle porte e la “bucatura” per i composti organici

Laura Tonero
L’agronomo Giovanni Castelli durante il sopralluogo di ieri allo stadio Nereo Rocco Foto Andrea Lasorte
L’agronomo Giovanni Castelli durante il sopralluogo di ieri allo stadio Nereo Rocco Foto Andrea Lasorte

«Quello che avevo previsto sta avvenendo: il prato sta rispondendo, di settimana in settimana senza alte temperature e piogge abbondanti si sta radicando». L’agronomo Giovanni Castelli sabato mattina era allo stadio Nereo Rocco. Ha ispezionato ogni metro quadrato del campo: ci sono zone dove le radici hanno attecchito già bene al terreno, dove anche tirando i ciuffi d’erba la zolla non si solleva, e altre che hanno bisogno ancora di un po’ di tempo.

Zolle nuovamente sollevate

Venerdì sera, nella partita della Triestina con la Giana Erminio, diverse zolle si sono sollevate, «ma in numero decisamente inferiore rispetto alla partita precedente – fa notare il professionista – sintomo che il prato sta lavorando».

Castelli comunque è consapevole «che per chi gioca non vada comunque bene, ma se in una settimana c’è già stato un miglioramento del 50%, ora che la Triestina tornerà a confrontarsi in casa appena il 22 novembre, quindi il campo potrà riposare e il miglioramento per la partita con il Renate sarà ancora nettamente più evidente». Per la partita importante con il Vicenza, in calendario per l’8 dicembre, «il campo sarà molto dignitoso», assicura l’agronomo.

Per il campo scattato un periodo di riposo

Per il campo da gioco del Rocco è scattato così un periodo di riposo, vitale per la sua salute. All’appuntamento con il Renate dovrà notarsi un evidente cambio di passo. Le temperature, seppure in calo, non è previsto raggiungano valori molto bassi e all’orizzonte non ci sono piogge abbondanti.

Tecnici al lavoro sul campo da gioco del Rocco Foto Lasorte
Tecnici al lavoro sul campo da gioco del Rocco Foto Lasorte

Sabato, gli operatori de La Gramigna, la società che si occupa della manutenzione ordinaria del prato, hanno sistemato le “ferite” riportate dal campo nel corso della recente partita. «Nei prossimi giorni – spiega Castelli – andremo a ri-zollare gli specchi di porta, ovvero quella porzione di prato dove si muovono i portieri, che sono sempre molto sollecitate». Su tutto il terreno di gioco «si procederà con una “bucatura”, per consentire ai composti organici che spargeremo e utili a sviluppare le radici, di penetrare meglio nel terreno».

Il problema dei grandi concerti

Se la prossima estate il Rocco dovesse ospitare un altro grande concerto, ci ritroveremo a fare i conti con le medesime complicazioni? «Partiamo da un punto – così Castelli –: se non ci fossero stati i due concerti dello scorso luglio oggi noi non avremo questi problemi sul campo, perché, come ho già spiegato, la rizollatura fatta in primavera era perfetta, spettacolare, quella eseguita in piena estate implica un rischio».

Per l’agronomo «i concerti si possono fare, ma visto che il clima è cambiato e d’estate è un problema rizollare un campo in erba naturale, allora bisogna essere consapevoli che per evitare rischi bisogna puntare ad un prato ibrido, misto naturale-sintetico, facendo i conti però con costi diversi». Rifare il prato del Rocco in erba naturale costa circa 150 mila euro, con il sistema ibrido intorno ai 400 mila euro.

Il Comune quindi deve decidere che direzione vuole prendere: ospitare un concerto, in estate, al Rocco, significa rischiare di far patire al prato le difficoltà che ha evidenziato in questi mesi. La natura ha le sue regole.

Le spese di rizollatura

Valutando che il Comune ha adottato un sistema, che prevede i costi della rizollatura dopo un concerto spettino a chi organizza l’evento, difficilmente chi organizza un concerto riesce a reggere il costo di un prato ibrido. Questo, considerando anche la limitata capienza del Rocco rispetto ad altri impianti nazionali. «Quindi – suggerisce Castelli – se si decide di dedicare lo stadio a questi eventi, bisogna programmare tanti concerti, cinque, sei almeno, in maniera che chi li organizza riesca a sopportare un impegno economico diverso per la risistemazione del campo post spettacoli». —

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