“Isonzo beach”, una spiaggia a metà
GRADISCA. Gradisca ha la sua spiaggia, ma non la balneabilità. Come concedersi la tintarella evitando al contempo le stressanti code per raggiungere le località balneari della regione, l'attesa per trovare parcheggio e un posto sotto l'ombrellone? L'alternativa c'è e si chiama - o meglio con questo nome è entrata ormai nell'immaginario collettivo - "Isonzo beach", l'area fluviale gradiscana che va dalla passerella, passando per la cosiddetta "busàtta", a pochi metri dal ponte di Sagrado, e ancora oltre lo stesso manufatto, nella boscaglia dietro la Sme sino al ponte ferroviario abbandonato della mai realizzata Cormons-Redipuglia. Tre, quattro chilometri in tutto, nei quali si alternano gli argini, la boscaglia e le spiaggette che nel periodo estivo diventano mèta di tanti isontini in cerca di refrigerio nonostante, va ricordato, il divieto di balneazione.
Una soluzione "fai da te" che negli anni ha attratto sempre più persone, non solo da Gradisca ma anche dei comuni limitrofi, tanto che specie al sabato e alla domenica la "spiaggia" sull'Isonzo è a dir poco affollata. Un affollamento che però ogni anno riporta inevitabilmente d'attualità il problema della sicurezza. E ancor di più alla luce della tragedia costata la vita all'afghano ospite del Cara Zarzai Mirwais. Giova ricordare che la balneazione nel fiume tanto caro alla Patria è altamente sconsigliata sia per ragioni igienico-sanitarie sia di sicurezza. La non balneabilità del fiume è stata sancita nell'estate del 2008, nel corso di un vertice che ha coinvolto la Provincia, i tecnici dell'Arpa e i sindaci di 12 municipalità, vale a dire quelle di Farra, Fogliano Redipuglia, Gorizia, Grado, Sagrado, San Canzian, San Pier, Savogna, Staranzano, Turriaco, Villesse e, naturalmente, della stessa Gradisca. Inquinamento delle acque, pericolosità delle sponde, assenza di un'adeguata sorveglianza e pericolo di piene improvvise: questi i motivi alla base del provvedimento, anche se tecnicamente non è un divieto. Per la legge - dalla logica arzigogolata finché si vuole - non si può vietare la balneazione in un'area che balneabile non è. Insomma, non si può vietare una cosa che non esiste. Ecco perché la balneazione è solo sconsigliata, visto che la zona è oltretutto priva di personale addetto alla sicurezza dei bagnanti e di strutture. La popolarità di “Isonzo Beach” come detto è crescente anche fra i tanti richiedenti asilo ospiti del vicino Cara. Bivacchi, libagioni e forni rudimentali ove preparare le pietanze tipiche delle proprie terre d'origine sono stati notevolmente ridotti dopo che l'amministrazione aveva disposto una bonfica della zona e apposto cartelli plurilingue, sia sul rispetto dell'ambiente che sulla balneabilità del fiume. Ma la guardia ora che sono arrivati i mesi caldi non può essere abbasstata. Anni fa la Compagnia dei carabinieri di Gradisca sperimentò il pattugliamento a piedi della zona. Più che altro un deterrente, va detto, ma ai bagnanti quella sensazione di protezione era decisamente piaciuta. La zona è comunque monitorata costantemente dalle forze dell'ordine. A oggi non si sono per fortuna registrati episodi spiacevoli: schiamazzi, risse, persino qualche molestia - toccando ferro - si spera siano solo un brutto ricordo degli anni passati.
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