Isontino e Bassa, gli “altri” morti del ’14-’18
“Che ‘l ricuart di me…/ al resti ‘ciamò un moment fra le mê int/prim che dut al vegni inglutît dal scûr” è il verso di Celso Macor riportato sulla lapide che nel cimitero di Romans ricorda i soldati morti nella Prima guerra mondiale con la divisa austro-ungarica. Le date parlano chiaro, dicono: 1914-1915 e non 1915-1918. Se poi non bastasse, in mezzo alle due cifre, incisa nella pietra, c’è l’aquila bicipite simbolo degli Asburgo. Per quasi un secolo la memoria di quanti vennero chiamati alle armi per combattere con la divisa imperiale è stata negata, quasi rimossa. Salvo qualche eccezione, la retorica italiana ha sistematicamente cancellato dalla storia i cittadini isontini, giuliani e friulani che per motivi geografici e storici si trovarono ad imbracciare il fucile dall’altra parte del fronte.
Negli ultimi anni qualcosa è però cambiato e poco alla volta le amministrazioni locali stanno cominciando a rendere omaggio anche a questi loro figli che furono “nemici dell’Italia”. Quella che una volta era considerata una memoria scomoda, poco alla volta sta tornando alla luce e in vista del centenario dallo scoppio della Prima guerra mondiale comincia ad essere accettata. Gran parte del merito è dell’associazione degli Amici della Croce nera austriaca che, come spiega il segretario Ivaldi Calligaris, è nata con lo scopo di sensibilizzare tutte le amministrazioni comunali affinché nei cimiteri venga posta una lapide con i nomi dei concittadini morti con la divisa austriaca. La Croce nera è l’equivalente dell’Onor Caduti italiana: nata in Austria nel 1919 si propone di mantenere viva la memoria dei militari caduti nei conflitti mondiali e per questo censisce i luoghi di sepoltura ed effettua periodiche visite nei cimiteri e nei sacrari militari che contengono spoglie di soldati austriaci tanto in patria, quanto all'estero.
«Quella dei soldati che hanno combattuto con l’Austria è una parte di storia che ancora manca – sottolinea Calligaris - , ma i sindaci finalmente cominciano a rispondere ai nostri appelli e nei paesi dove già esiste una targa ogni anno viene celebrata una commemorazione». Mentre a Brazzano e a Palmanova esistono cimiteri con i nomi dei soldati combattenti, ma non con quelli dei caduti del luogo; in paesi come Capriva o Mariano le amministrazioni hanno dedicato una lapide ai propri soldati senza però fare distinzioni di sorta. A Capriva nel monumento realizzato di fronte al cimitero si legge: “Ai caduti militari e civili di Capriva deceduti nelle guerre 1914-1918 1940-1945”; a Mariano invece la scritta recita un più generico “Ai caduti di tutte le guerre” e anche qui la Grande guerra viene fatta cominciare già nel 1914. Curioso è il caso di Staranzano dove il monumento indica le date classiche “all’italiana” del ’15- ’18, ma nella lista dei caduti vengono ricordati concittadini morti già nel 1914 come Antonio Brasizza, Antonio Trevisan Luigi Vittori e Giuseppe Pelos. Non meno curioso, anche se fuori dalla provincia di Gorizia, è il caso di Aiello dove la lapide collocata nella cappella che si trova sulla strada vicino al cimitero risale addirittura agli anni Venti e distingue i morti dai dispersi. «È quasi paradossale questa presenza – osserva Calligaris – è in totale contrasto con il periodo storico in cui fu posizionata». Quello Fascista. A Gradisca la stele con tutti i nomi dei concittadini che combatterono per l’Austria si trova nel parco della rotonda. Sobria e lineare la pietra è stata posizionata già nel maggio del 2001 a una manciata di passi dal ben più pomposo monumento ai caduti italiani per la Patria. Altri monumenti sono stati censiti dagli amici della Croce nera a Monfalcone, Turriaco, Versa, Fogliano, Campolongo, Perteole e Visco. A Gorizia, per ora, c’è solo una croce all’ingresso di Lucinico, ma l’amministrazione comunale ha assicurato che a breve collocherà una lapide con i nomi dei caduti nel cimitero della frazione. Altrettanto faranno Medea e Chipris. «L’avvicinarsi dell’anniversario dello scoppio della Grande guerra – osserva Calligaris – sta facendo uniformare la situazione e benché ci siano ancora molti ostacoli da rimuovere, bisogna riconoscere che anche le amministrazioni più scettiche hanno cominciato a muoversi su questo tema».
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