Isola della Cona, la volpe vigila sull’invasione delle nutrie

Allarme lungo gli argini di Staranzano per la massiccia presenza dei roditori. Nell’isola della Cona la natura fa il suo corso
Una volpe con in bocca una nutria nella foto scattata da Maurizio Magrin
Una volpe con in bocca una nutria nella foto scattata da Maurizio Magrin

STARANZANO. La costa e gli argini dell’Isonzo sono invasi dalle nutrie (chiamate anche “castorini” ), arrivate in Italia dal Sudamerica nei primi anni Venti. La loro presenza negli ultimi tempi si è molto accentuata, tracce che lasciano non lasciano dubbi: scavano lunghe “gallerie” che indeboliscono le barriere naturali lungo i corsi d’acqua, create per difendersi dalla piena dell’Isonzo. Basta fare un giro lungo le barriere che si trovano dal Bosco degli Alberoni fino alla Cona per rendersi conto della quantità di questi animali presenti e visibili anche a occhio nudo. Una proliferazione che ha ormai invaso il territorio di Staranzano.

Le nutrie sono sbarcate anche alla Riserva naturale della Foce Isonzo, ma per il momento non destano preoccupazione nonostante che, come ricorda il direttore della Stazione Biologica della Cona (Sbic), Fabio Perco, il problema sia costantemente all’attenzione degli esperti. «È vero che nella zona c’è una quantità notevole di questi animali – afferma Perco - ma alla Cona non noto un incremento progressivo, per il semplice motivo che ci sono diverse volpi che le mangiano. Per il resto del territorio l’allarme nutrie c’è. Rovinano gli argini e mangiano nei campi coltivati. Alla Riserva naturale – aggiunge Perco - per ora il problema è sotto controllo nel senso che noi riprenderemo un programma per la riduzione di questi animali. Tuttavia sono da risolvere alcune questioni di carattere legale e di tipo autorizzativo. Il problema, infatti, è di catturare questi animali e poi cosa fare di loro? Più che utilizzare trappole per prenderle, pensavamo di creare piccoli recinti di cattura che consentono di trattenere gli animali per qualche tempo».

Diversi, appassionati di “birdwatching”, si trovano spesso a immortalare, con i loro scatti, il duello per la lotta della sopravvivenza, proprio come è capitato con i fotografi Angeli Butera e Maurizio Magrin, che fanno parte del gruppo “Amici della Cona e della Valle Cavanata”. Entrambi hanno realizzato una sequenza di immagini che raccontano uno dei momenti clou in cui tra il gruppo di nutrie, piomba una volpe che riesce a prenderne una.

La nutria, spiega ancora Perco, non è più inserita nell’elenco delle specie selvatiche a seguito di un decreto del ministero dell’Agricoltura dello scorso anno. Prima era tutelata ma poteva essere prelevata con permessi in deroga, poi è stata equiparata ai ratti e ai topi, quindi non è più tutelata dalla legge nazionale. In teoria, dunque, chiunque può sbarazzarsene. «Il problema è che specialmente dentro le Riserve naturali come questa – aggiunge Perco - bisogna seguire una serie di cautele non tanto relative alla cattura, quanto sui mezzi che vengono utilizzati perché questi anzitutto devono essere selettivi, nel senso che devono servire solo per prendere le nutrie e non altri animali. Non ci devono essere atti di crudeltà o maltrattamento come previsto dalla legge».

Poiché è cambiata la loro “catalogazione” prima la competenza era delle amministrazioni provinciali, adesso non trattandosi più di fauna selvatica è passata ai Comuni. Occorre, però, la massima attenzione per prenderle e non provocare danni alla fauna esistente. «Le nutrie – ricorda Perco - sono troppo grandi per le esche che normalmente vengono utilizzate per altri animali. Non si possono mettere, infatti, veleni che potrebbero essere assunti da altre specie presenti nella Riserva». Per quanto riguarda la loro diffusione, ci sono diverse ipotesi. Fra queste le immissioni volontarie e intenzionali di molti esemplari da parte di allevatori che a causa del fallimento del business (la pelliccia di castorino), non potendo pagare i costi di abbattimento e smaltimento delle carcasse, avrebbero aperto le gabbie e liberato gli animali.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo