Isola della Cona da record con 25mila uccelli

Sono un terzo in più rispetto allo stesso periodo del 2017. Mai così tanti i “codoni”: ben mille esemplari

STARANZANO. Sono migliaia in questi giorni gli uccelli acquatici che svernano all’Isola della Cona. Un immenso patrimonio naturalistico. Nel censimento appena concluso è emerso un record clamoroso: sono stati contati, infatti, 25mila volatili appartenenti a diverse specie, un terzo in più rispetto alla stessa data del 2017, quando ne erano stati rilevati 17mila.

La natura dà spettacolo alla Cona con 25mila uccelli

Un traguardo che si percepiva già alla fine del 2017. I dati verranno inseriti nei circuiti nazionali delle riserve naturali, a dimostrazione che l’area protetta è viva e rappresenta una delle mète preferite dal popolo dei volatili di tutto il mondo. Questi censimenti invernali in base al progetto Iwc (International Waterbird Census di Wetlands International), costituiscono una delle più continue, ampie e regolari forme di monitoraggio ornitologico coordinato su scala internazionale.



La notizia è stata diffusa ieri dai responsabili della Sbic, la Stazione biologica dell’Isola della Cona, il direttore Fabio Perco e i naturalisti Matteo De Luca, Pierpaolo Merluzzi e Silvano Candotto. Durante la verifica è stato anche censito il numero massimo di “codoni”, specie mai registrata in inverno alla Cona, con circa mille esemplari. La specie nidifica in Nordeuropa, nell’area settentrionale del continente asiatico, in Canada, in Alaska e nel centro degli Stati Uniti. Per lo svernamento è presente in Italia soprattutto in questi mesi e negli sporadici episodi di riproduzione la specie si concentra in Veneto (Laguna di Venezia), Emilia Romagna e proprio Friuli Venezia Giulia. Tra le altre peculiarità si registrano anche 300 “pivieresse”, uno degli uccelli acquatici che svernano appunto sul territorio nazionale, poi 600 “chiurli maggiori”, specie che dà peraltro il simbolo alla Riserva, duemila “piovanelli pancianera” e 7.500 “germani reali”. Alcune specie rare vengono individuate anche dai dati che si leggono dall’anellino attorno alla gamba. Gli andamenti delle presenze di uccelli e i totali nazionali, come spiegano i “censitori” della Sbic, vengono periodicamente pubblicati dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in forma di report.

I numeri, immagazzinati nella banca dati nazionale, confluiscono poi nel database di Wetlands e consentono di aggiornare le stime globali relative alla consistenza e alla distribuzione delle diverse specie. A fine autunno nella Riserva naturale Foce dell’Isonzo avevano anticipato in effetti la grande quantità di arrivi di nuove specie dal Nord come “strolaghe”, “svassi” e “anatre marine”. Nei ripristini della Cona, visibili anche dagli ampi finestroni del bar-reception, anche il “pettirosso”, tante “oche selvatiche”, le “lombardelle” e oltre un centinaio di “beccaccini”. Nei monitoraggi alla foce del fiume sono stati inoltre individuati, tra le varie specie, alcuni rapaci, 55 “marangoni dal ciuffo”, 1.500 “cigni reali”, alcuni dei quali marcati con anelli e collari colorati che evidenziano una provenienza centroeuropea, sette “strolaghe mezzane”, due “svassi collorosso” e 21 “edredoni”, uccelli protetti provenienti dalle coste nordiche dell’Europa, del Nordamerica,della Siberia orientale e dell’Islanda. Va poi ricordato che per i visitatori, anche durante il periodo invernale, sono sempre visibili i bianchi cavalli della Camargue che vivono allo stato brado, mentre quelli addestrati vengono utilizzati per le escursioni.

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