Islam estremo messo al bando in Austria

Il pacchetto antiterrorismo vieta l’utilizzo di simboli e l’espatrio di sospetti. Prevista anche la revoca della cittadinanza
epa01118607 Austrian special unit police officers lead away a suspected terrorist in Vienna, Austria 12 September 2007. Austria's Interior Ministry announced Wednesday the arrest of two men and one woman with alleged links to al-Qaeda. The arrests were connected to a threat video aired in March, Interior Minister Guenter Platter said at a press conference. The three, a 26-year-old man, his 21-year-old wife, and a second 26-year old, had posed 'no direct threat to Austria', Platter said. All three suspects were second-generation Muslim immigrants and Austrian citizens. EPA/HELMUT FOHRINGER EPA/BM.I EDITORIAL USE ONLY
epa01118607 Austrian special unit police officers lead away a suspected terrorist in Vienna, Austria 12 September 2007. Austria's Interior Ministry announced Wednesday the arrest of two men and one woman with alleged links to al-Qaeda. The arrests were connected to a threat video aired in March, Interior Minister Guenter Platter said at a press conference. The three, a 26-year-old man, his 21-year-old wife, and a second 26-year old, had posed 'no direct threat to Austria', Platter said. All three suspects were second-generation Muslim immigrants and Austrian citizens. EPA/HELMUT FOHRINGER EPA/BM.I EDITORIAL USE ONLY

BELGRADO. Prima il raid di polizia per mettere le mani su predicatori radicali, in testa il balcanico “Ebu Tejma”, e su pericolosi reclutatori di futuri guerriglieri islamici. Ora, il via libera al cosiddetto “Anti-Terror-Paket” deciso mercoledì sera da parte del Nationalrat, la Camera bassa del Parlamento e la più importante nel processo legislativo. E Vienna sembra fare sempre più sul serio nella lotta contro il radicalismo islamico, un problema considerato grave dalle autorità d’oltralpe che nel corso dei mesi passati hanno visto quasi 200 giovani – in gran parte originari del Caucaso, molti altri provenienti da famiglie di immigrati turchi e balcanici -, partire dall’Austria per andare a combattere in Medio Oriente.

Ma il pacchetto anti-terrorismo – che va a modificare le leggi sui simboli politici, sui controlli di frontiera e sulla cittadinanza - renderà la vita di reclutatori e reclutati assai difficile, prevedendo tre misure draconiane. La prima, si legge sul sito del Parlamento austriaco, impone il «divieto all’uso» pubblico dei «simboli dello Stato Islamico, di Al Qaeda o di organizzazioni e gruppi simili» ed è stata sostenuta dall’intero arco parlamentare. La seconda introduce invece la possibilità per lo Stato di impedire a persone sospette o a «minorenni» di espatriare, se esistano indizi concreti che essi abbiano intenzione di partecipare a conflitti armati, inclusi quelli mediorientali. Da qui, il via libera agli «organi di sicurezza» di «sequestrare i passaporti». Ancora più radicale la terza mossa: consentirà allo Stato di «privare della cittadinanza austriaca» i cittadini che «volontariamente partecipino a conflitti armati» all’estero, sempre che «possiedano un’altra cittadinanza».

Le ultime due scelte legislative sono state tuttavia criticate dalla destra dell’Fpö, che ha sottolineato che la legge non sarebbe abbastanza dura. I Verdi, al contrario, hanno parlato di «populismo della sicurezza», che avrà zero effetti sul fenomeno del radicalismo. Assai diversa l’opinione del ministro della Giustizia, Brandstetter e di Mikl-Leitner (Interni), che l’hanno definita un «passo avanti». «Anti-Terror-Paket» che dovrà essere ora ratificato anche dal Bundesrat, «il Consiglio federale», in una votazione messa in agenda «il prossimo 18 dicembre», rivela Maria-Luise Janota del servizio stampa del Parlamento. Ed è generalmente difficile che i colleghi della seconda camera non confermino le decisioni del Nationalrat. Pacchetto che non rimarrà uno strumento isolato. Il Consiglio dei ministri ha approvato anche la bozza del nuovo “Islamgesetz” che prevede tra le altre cose, se passerà l’esame parlamentare, che gli imam stranieri operanti in Austria lascino il Paese entro fine 2015. Nel testo, anche il divieto di ricevere finanziamenti esteri per le istituzioni islamiche locali, un’altra maniera per frenare potenzialmente pericolose influenze dall’estero.

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