Ipotesi porto in A2A La Cgil boccia l’idea del sindaco Cisint La Cisl: «Un tavolo»

Casotto: «Si rischia una crisi Eaton moltiplicata per due» Per Monticco bisogna partire dai fabbisogni energetici in Fvg



Thomas Casotto dice che se salta il banco allora sarà un déjà vu della crisi Eaton. Ma moltiplicata per due. Ed è superfluo ricordare che l’amministrazione si sta ancora affannando per il riassorbimento degli operai rimasti senza lavoro, anche se ormai pare stretto un accordo con Fincantieri. Per il caso di A2A, invece, i posti da difendere con le unghie e con i denti, facendo i conti della serva, «sono circa 300» ricorda il segretario provinciale della Cgil, tra diretti e indotto. È per questo che le ultime dichiarazioni a proposito della riconversione a metano della centrale, pronunciate dal sindaco Anna Cisint, vale a dire che il Piano regolatore, secondo le indicazioni del Comune, lì «non prevede un polo energetico» bensì «aree dedicate alla portualità», sono risultate indigeste, per usare un eufemismo.

Casotto pone in dubbio questa visione strategica: «Siamo sicuri che lo scalo possa compensare la perdita dell’occupazione con 300 nuovi posti di lavoro, quando sono anni che si sente parlare di un dragaggio ancora non pervenuto? Le merci arrivano sì a Portorosega, ma per essere poi caricate su camion e prendere altre vie». Inoltre «far arrivare le navi all’altezza della centrale significa averle praticamente in centro e, di conseguenza, registrare i tir all’altezza della Lidl: questo quando già adesso il 70% dell’inquinamento in città deriva dal traffico veicolare». E ancora: «Siamo sicuri che con i grandi scafi sul canale si abbattano le emissioni?».

A suo avviso il ragionamento posto diventa quindi «un po’ il giochetto ipocrita della politica sulla falsariga del “non a casa mia”». «Invece – incalza Casotto – gli amministratori devono riportare al centro la politica industriale. Siamo competitivi e produttivi, come paese, quando siamo autonomi nell’approvvigionamento energetico. Diversamente dovremmo importare la linfa vitale dal nucleare sloveno. Vogliamo questo? Purtroppo le attuali tecnologie non ci consentono di realizzare solo energia pulita, per i vincoli industriali. Ma la riconversione della centrale può e deve sposarsi alla questione della salvaguardia dei posti di lavoro e della salute dei cittadini». «In tal senso – aggiunge il sindacalista – il metano conduce a un impianto molto più snello e, si auspica, a investimenti per la dismissione di tecnologie ormai obsolete». Secondo Casotto, pertanto, il Comune dovrebbe invece «vincolare l’azienda a uno stabilimento che non impatti e a fare investimenti seri sul territorio». Comunque, alla luce delle ultime esternazioni la Cgil chiede «un tavolo di confronto con azienda e chi governa».

Sull’ipotesi di riconversione della centrale A2A, da carbone a gas, interviene anche la Cisl Fvg, con il segretario generale Alberto Monticco. «La questione – afferma – non è riconversione sì o no, ma, ferma in ogni caso la salvaguardia dei dipendenti, capire quali sono i fabbisogni energetici del Fvg, tenuto conto anche dell’esistenza, nel settore industriale, di aziende altamente energivore». Per la Cisl, dunque, un’eventuale decisione deve necessariamente porre attenzione al profilo occupazionale e alle necessità reali del territorio, in primis quello locale. «Sarebbe utile – sostiene Monticco – avere un quadro certo non solo degli impatti positivi che la centrale ha nell’area monfalconese, ma su tutto il Fvg, in prospettiva dello sviluppo futuro». Se ad esempio la Regione deciderà di andare, con Monfalcone e soprattutto Trieste, verso i porti ecosostenibili, come sta avvenendo già in molti scali competitivi, le banchine elettrificate saranno un passaggio fondamentale, che in qualche modo dovrà essere assicurato anche dal punto di vista energetico. Di qui la richiesta alla Regione di «aprire un tavolo di confronto con tutti gli attori e la proprietà, per arrivare alla stesura di un accordo di programma specifico». –



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