«Io, vittima di uno scambio di persona Quell’uomo ha sparato per uccidere»
Alto 1 metro e 95 per 105 chili di peso. E un coraggio da vendere. Eccolo qua il camionista croato di sessant’anni che venerdì notte, nel posteggio della Costa dei Barbari, si è preso cinque colpi di pistola mentre dormiva all’interno della sua Opel. E che poi, non appena si è reso conto di cosa gli era accaduto, con la forza dell’adrenalina si è lanciato in un folle inseguimento a caccia dell’uomo che gli aveva teso l’agguato. È Giuseppe De Luca, avvocato pugliese di 43 anni dipendente dell’Azienda sanitaria di Trieste.
L’uomo, indagato per tentato omicidio, è stato arrestato dai carabinieri. Negli interrogatori ha affermato di aver sparato «per scherzo e per sfogo». Ma gli inquirenti ritengono che invece stesse dando la caccia a qualcuno di ben preciso.
Ha rischiato la vita, il croato. Una pallottola gli è passata a sei millimetri dal naso. Un’altra a un centimetro dal ventre. «Sono vivo per miracolo», dice portandosi le mani al viso e chiudendo gli occhi, mentre con la mente ripercorre i fotogrammi di quella notte.
Una vicenda assurda. Con molta probabilità De Luca ha premuto il grilletto sulla Opel in cui riposava il sessantenne per errore: aveva sbagliato bersaglio. Forse cercava un’altra persona da uccidere: è la pista investigativa imboccata dagli inquirenti nel fascicolo in mano al pm Chiara De Grassi. Un incredibile scambio di persona, dunque. Anche perché appare ormai chiaro che i due non si conoscevano affatto.
Quell’adrenalina che ha spinto il camionista a rincorrere il pugliese, in questi giorni ha lasciato il passo allo choc. Suo e della famiglia che vive a Pola. «Ho realizzato ciò che mi è accaduto, non dormo».
Il croato racconta al Piccolo tutto quello che è gli successo, ma chiede l’anonimato perché teme ritorsioni. «Quello sparava per uccidere».
Ma il caso va bel oltre la sparatoria nel posteggio della Costa dei Barbari. C’è il folle inseguimento a oltre 180 all’ora in Costiera e in viale Miramare, che poteva avere conseguenze drammatiche per chiunque. I due che si tallonano con le auto come nei film. Strade imboccate contro mano in centro. La scazzottata in Campo del Belvedere quando il croato riesce a bloccare il pugliese. Che poi fugge a piedi. Il sessantenne ha riferito tutto agli investigatori e ai due legali ai quali si è affidato, gli avvocati Andrea Cavazzini e Laren Saina.
Tutto comincia nel posteggio della Costa dei Barbari. «Avevo lasciato il camion nella ditta in cui lavoro in Friuli – ricorda il sessantenne – mi sono messo alla guida della mia Opel per tornare a casa mia a Pola. Era tardi, quindi ho deciso di fermarmi in quel posteggio di Sistiana perché ero molto stanco e credo influenzato. Non sono andato nell’area di sosta di Duino perché era piena». Il croato sa che quella zona di Sistiana è un posto frequentato per incontri omosessuali e scambisti. «Sì, come tante altre aree di sosta in cui ci fermiamo con i camion per il nostro lavoro. Comunque – ci tiene a sottolineare – io non sono gay. A me piace dona più di caramela – dice con la sua inflessione balcanica. Sono andato là per dormire». La sua versione dei fatti è stata appurata dai carabinieri. «Prima di dormire ho fatto la pipì sul muretto e i carabinieri hanno verificato anche quello...».
Il parcheggio. Il croato abbassa il sedile, si copre con la giacca e si addormenta. All’improvviso sente dei colpi e un sibilo che gli passa all’altezza del naso. Si sveglia di soprassalto. Si volta e nota a fianco della sua Opel un’auto (una Passat scura, ndr) con dentro un uomo che indossa una camicia bianca. Ha la portiera aperta e una pistola in mano. Appena i due incrociano lo sguardo il pugliese preme sull’acceleratore e scappa.
«All’inizio pensavo fosse una scacciacani – ripercorre il croato – ma volevo capire perché mi aveva sparato. Cosa gli avevo fatto. Allora gli sono andato dietro». La Passat corre, e molto, la Opel è alle calcagna. «Cercavo di superarlo per poi bloccarlo, ma lui si metteva sulla corsia di sinistra. Tagliava le curve». La velocità supera i 180. «All’altezza dell’Hoter Riviera quell’uomo si è buttato oltre l’isola sparti traffico, contromano». I due continuano così, rincorrendosi e fiancheggiandosi fino in viale Miramare. In piazza Libertà la Passat svolta a destra, seguendo la direzione di marcia. Poi, anziché puntare verso le Rive, gira a sinistra, nell’area riservata ai bus. E quindi, facendo mezzo giro della piazza, si infila su via Pauliana. Contromano. La Passat è sempre inseguita dalla Opel. Il pugliese imbocca via Udine e poi si ferma in Campo del Belvedere, una zona a vicolo cieco. Forse per nascondersi.
Quello che accade lì è noto: i due si prendono a pugni. «Avevo calcolato che poteva avere ancora colpi in canna...quindi ero un po’ frenato», ricorda il croato. Ma lo straniero è forte. Afferra per il bavero l’avvocato scuotendolo: «Perché mi hai sparato? Perché?», gli urla. De Luca cerca di calmarlo: «Scusa...scusa...ho sbagliato persona. L’auto era uguale». L’avvocato aveva dunque un altro bersaglio? Un’altra macchina? Voleva colpire un’altra persona? Materia di indagine.
Ma in Campo del Belvedere non è finita. Il croato vede la pistola (e una mazza) sul sedile della Passat. Con una mano tiene il pugliese e con l’altra lancia l’arma sul tetto della Opel per allontanarla. In quell’istante compare un addetto della vigilanza. Lo straniero gli chiede aiuto, ma la guardia si mette in auto e se ne va. Il pugliese approfitta di quell’attimo, afferra la pistola e scappa a piedi. L’avvocato è di nuovo armato. E il croato rinuncia a seguirlo: «Poteva spararmi». Sfinito, telefona ai carabinieri. Si siede sul marciapiede e si accende una sigaretta. —
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