«Io, sieropositivo e attivista, combatto al fianco dei malati tutti i pregiudizi sull’Aids»

Parla il giovane gay Usa Deondre Moore, ieri a Trieste, che si occupa  di informazione sulla salute sessuale e sensibilizzazione sull’Hiv 
Silvano Trieste 2019-12-02 Deondre Moore, ativista USA
Silvano Trieste 2019-12-02 Deondre Moore, ativista USA

TRIESTE «Un giorno, quand'ero bambino, mio papà indicò un personaggio sullo schermo della tv. Disse che era gay, morto di Aids: la prima volta che sentii nominare la malattia. Sono cresciuto sapendo soltanto che anch’io ero gay. E pensando che quindi, probabilmente, sarei morto per lo stesso motivo». Oggi Deondre Moore ha 24 anni e, se da adolescente ne avesse saputo qualcosa di più, probabilmente non avrebbe contratto l’Hiv. Grazie ad adeguate cure mediche, tuttavia, la sua vita lavorativa e relazionale è pari a quella di chiunque altro. E non solo. Ha pure fatto della sua condizione una forma di attivismo, per combattere sia la diffusione della malattia che lo stigma sociale che tuttora pesa su chi ne è affetto. L’abbiamo incontrato nell’ambito del suo tour in Italia, in occasione della Giornata mondiale per la lotta all’Hiv.

Deondre, a 19 anni le è stato diagnosticato l’Hiv. La prima reazione?

Correre dalla mamma e parlare con lei per ore. Ero confuso perché il mio ex mi aveva sempre giurato di essere sieronegativo. L’avevo conosciuto un anno prima e siamo stati assieme per otto mesi. Dopo che ci siamo lasciati ho iniziato a stare davvero male. Secondo i medici si trattava di una banale influenza. Dentro di me, però, qualcosa mi diceva di farmi il test: l’ho scoperto così. E ci ho messo un po’ a realizzare che quell’uomo mi aveva mentito, sapendo di mentire: è venuto fuori che era in cura da 5 anni

Quello che le è stato fatto è legale?

Negli Stati Uniti? No. Ma ero giovane e innamorato – di un amore non sano. Sul momento nemmeno ci ho pensato. Volevo solo stare lontano da tutti e mi sono isolato. Nel frattempo ho iniziato un percorso di consulenza e di terapia; ho capito che non ero obbligato a prendere cocktail di farmaci, come negli anni Ottanta: mi basta una pillola al giorno. Mi è anche nato il desiderio di condividere la mia storia, per aiutare gli altri.

Sulla sua maglietta c’è scritto U=U. Che cosa significa?

“Undetectable = Untrasmittable (in italiano, non rilevabile = non trasmissibile, ndr). In altre parole, il numero di virus presenti nel mio corpo è tenuto sotto controllo dai farmaci. E di conseguenza non potrei contagiare un’altra persona nemmeno se lo volessi. Parallelamente esiste pure la Prep (profilassi pre-esposizione), che può assumere per immunizzare il proprio corpo chi, ad esempio, ha un partner con l’Hiv. Purtroppo però molti nemmeno sanno che il contagio avviene attraverso il sangue o le secrezioni sessuali. Addirittura, c’è ancora la paura immotivata di baciare o abbracciare chi ha l’Hiv. Di qui il tema dello stigma e del pregiudizio.

Lei li ha mai subiti?

Ho perso alcuni amici ma ne ho guadagnati molti altri. Per il resto lavoro, viaggio e quasi nulla può abbattermi. La bella notizia è che non si deve più morire. La cosa importante da tenere a mente invece è: proteggetevi, sempre. Usate il preservativo. Sottoponetevi ai test. C’è ancora il mito dell’Hiv che affligge solo la comunità gay ma non è così. Può succedere a tutti. —


 

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