«Io l’ho arrestato: Gotovina è colpevole»
TRIESTE. «Sono fiera e orgogliosa di averlo fatto» arrestare e condannare e «sono sempre convinta della colpevolezza di Gotovina». Così l’ex procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia (Tpi), Carla Del Ponte, reagisce all’assoluzione da parte del Tribunale dell’Aja del generale croato, Ante Gotovina e gela l’euforia croata. «L’ho fatto arrestare e condannare in prima istanza» ed è ovvio che oggi «mi menzionino» in Croazia, «ma sono fiera e orgogliosa di averlo fatto», dice la Del Ponte alla radio svizzera italiana.
«Penso alle vittime, alle vittime serbe di questi crimini. Perché allora chi sono i colpevoli? Ho sentito che il presidente attuale della Croazia ha detto che sì, è vero, sono stati commessi errori durante la guerra. Ma allora - chiede - non si chiamiamo più crimini ma errori? Non lo so, sono sempre convinta della colpevolezza di Gotovina», sostiene il magistrato elvetico. «Questa sentenza - conclude la Del Ponte - dà un duro colpo alla credibilità della giustizia perché una condanna in prima istanza vuol pur dire qualche cosa».
Chi invece non è per nulla sorpresa della sentenza d’appello è Florence Hartmann l’ex portavoce proprio di Carla Del Ponte. Secondo la Hartmann la sentenza di primo grado che ha condannato il generale a 24 anni di reclusione si è basata tutta sulla ricostruzione in base alla quale Gotovina sarebbe stato presente a un incontro con il defunto presidente croato Franjo Tudjman alle Brioni nel corso del quale sarebbero state messe a punto le strategie criminali da attuare nell’ambito dell’Operazione tempesta. «In questo incontro - spiega la Hartamm alla Rtv Slovenija - è stata decisa la strategia di mandare via dal Paese tutti i non croati, ma tutto ciò non si può collegare a Gotovina il quale finita l’operazione militare se ne va, lascia il terreno. Il Tpi parla di una vera e propria organizzazione criminale che avrebbe pianificato e attuato la pulizia etnica e i crimini ma non ci sono prove su chi concretamente abbia fatto parte di questa organizzazione».
L’altro versante che zoppicava, secondo la Hartmann, della sentenza di primo grado riguardava il bombardamento di Knin. ««A parte i casi di Dubrovnik e Sarajevo nessun collegio giudicante ha mai accusato nessuno per il bombardamento dei centri urbani anche se questo era praticamente l’unico modo di combattimento. Quella di Knin è stata un’operazione militare in cui non c’è stato un accanimento nel bombardare. Anche per questo - spiega - era da aspettarsi che Gotovina venisse assolto. L’accusa avrebbe funzionato solamente se fossero state vietate le operazioni militari dalla comunità internazionale. Ma non è stato così. La legge è questa e deve essere rispettata». Dunque, per la Hartmann, se non si riesce a collegare con certezza Gotovina all’incontro con Tudjman a Brioni e visto che il bombardamento di Knin è stata un’operazione militare dopo la quale il generale lascia l’area in questione e quindi non partecipa alla pulizia etnica i giudici di secondo grado non potevano comportarsi diversamente da come hanno fatto.
I due generali, Gotovina e Marka„, sono stati prelevati all’Aja da un aereo croato con a bordo il ministro della Difesa, Ante Kotromanovi„. Atterrati a Zagabria-Pleso alle 16 di venerdì pomeriggio si sono recati in piazza Ban Jela›i„ dove ad aspettarli c’era una folla straripante. «Buona sera amici siamo felici di essere qui con voi oggi - ha detto Gotovina dal palco opportunamente predisposto - ora la guerra riguarda la storia, rivolgiamoci insieme al futuro». Ottima l’imbeccata con chiara allusione all’adesione all’Ue. Politically correct Mr. Gotovina.
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