«Io, antiquario triestino, me ne vado in Slovenia»

Il presidente regionale Borghesi trasferisce l’attività oltreconfine: «Non ci sono più e condizioni per lavorare in Italia»
Lasorte Trieste 18/05/2006 - Caffè degli Specchi - Gioielli
Lasorte Trieste 18/05/2006 - Caffè degli Specchi - Gioielli

La delocalizzazione degli antiquari. Probabilmente l’ultimo stadio della fuga all’estero delle imprese. Prendi i “beni rifugio” e scappa all’estero. Per l’antiquariato, la Slovenia, a due passi, va benissimo. A farlo non è una bottega antiquaria qualsiasi ma quella del presidente dell’Associazione antiquari Friuli Venezia Giulia, Roberto Borghesi. Il negozio Bernardi&Borghesi di via San Nicolò, specializzato in gioielli, orologi, argenti e diamanti da investimento, trasferirà l’attività commerciale all’estero. La decisone è stata presa. «Non ci sono alternative» dice il presidente che annuncia anche la “fine” della mostra mercato, “Buy or Bid” (in corso da ieri al 24 dicembre in via San Nicolò) dopo 16 anni e 30 edizioni ininterrotte. «È da 1996 che organizziamo con regolarità la nostra mostra mercato, “Buy or Bid” che ha visto teatri delle proprie esposizioni, negli anni, il nostro primo studio di via Roma, la Galleria Rettori Tribbio, il Circolo ufficiali, il Caffé degli Specchi e l’Hotel Continentale. Siamo arrivati all’edizione numero 30, probabilmente l’ultima in Italia» scrivono una lettera inviata ai clienti più affezionati Roberto e Giulia Borghesi. L’addio all’Italia corrisponde a un arrivederci in Slovenia (il luogo per ora rimane segreto, anche se non sarà lontano dal confine). «Le condizioni per continuare a lavorare con passione nel nostro Paese sono infatti venute meno: eccessiva burocrazia, pressione fiscale ingiusta e insostenibile e, soprattutto, l’impossibilità di poter garantire la privacy dei nostri clienti ci ha spinto ad aprire una nuova attività nella vicina Slovenia, operativa a febbraio 2014 - spiegano i Borghesi -. Abbiamo infatti intenzione, pur mantenendo la studio di via San Nicolò dedicato alle perizie e alle mediazioni, di trasferire la nostra parte “commerciale” all’estero, dove, nelle nostre previsioni, riusciremo ad essere ancor a più competitivi». Il dato, insomma, è stato tratto. E non è detto che avrà un seguito. «Sono il primo. L’apripista» aggiunge Borghesi che conserva la carica di presidente regionale dell’Associazione antiquari. «In Italia non si può più lavorare. Troppa burocrazia, troppe limitazione psicologiche, dall’uso dei contanti alle segnalazioni automatiche. La gente non ne può più. Per questo abbiamo deciso di chiudere qua questa avventura e di trasferirla all’estero. In Slovenia il mercato del lavoro e del commercio sono molto più incentivanti per gli imprenditori. In Italia, chi ha un’attività, anche se fa utili, va in perdita. Non si può pagare il 73% di tasse. È impossibile stare in piedi» aggiunge Borghesi. «In Italia resterà soltanto l’attività di intermediazione, come le case d’asta. Tutto quello che non comporta un magazzino. Siamo l’unica Paese in Europa che fa pagare il magazzino alle ditte. L’acquisto e la vendita dei gioielli avverrà in Slovenia. Non andremmo lontano. Il negozio sarà molto vicino». Intanto da ieri e fino alla vigilia di Natale si potrà approfittare, nella sede di via San Nicolò, dell’ultimo “Buy or Bid” tricolore (tradotto significa: compra o fai una contro offerta al ribasso) allestito eccezionalmente nello studio Bernardi&Borghesi di via San Nicolò 2 (dalle 9.30 alle 18.30). Ci sono gioielli importantissimi appartenuti persino ai reali di Francia e alla nobiltà viennese o della contea di Gorizia. Occasioni imperdibili. «I nostri migliori cliendi potranno approfittare di uno sconto particolare del 30 per cento su tutta la merce esposta. «È una scelta che si può fare lecitamente. Non presuppone affari loschi o strani. Semplicemente la libertà e la privacy di poter spendere i propri soldi in Italia non è più garantita. In Slovenia la circolazione dei contanti è garantita fino 15mila euro» aggiunge il presidente degli antiquari. La crisi del resto è ormai conclamata. Le chiusure (l’ultima quella di Artè di Fabio Lamacchia) si sommano ora le fughe all’estero. «Nel 2009 avevamo una trentina di socie in tutta la Regione. Adesso siamo in quindici» racconta Borghesi che guida l’associazione dal 2008. Dimezzati. In soli due anni. Antiquari in via di estinzione.

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