«Invocavano il Diavolo e bruciavano croci»
«Mi hanno incappucciato e portato a Fernetti per il rituale della Tregenda»

«Era nato tutto per scherzo, ma con l’incalzare della serata mi sono reso conto che qualcuno faceva sul serio. Che quelle invocazioni al Diavolo le faceva con convinzione». Michael F. ha 21 anni. Madre triestina, padre statunitense. Lo scorso anno è stato invitato ad una festa.
«In quel periodo frequentavo gente un po’ strana - racconta - gente impasticcata, che si faceva di erba. Spesso la sera ci trovavamo per bere e per divertirci. Alcuni di loro manifestavano gusti particolari. A Londra si erano fatti fare dei tatuaggi con la faccia del diavolo. Altri si sono fatti incidere il 666 sul braccio».
Lo scorso giugno alcuni conoscenti l’hanno invitato ad una festa sul Carso. «Era la sera del 23 giugno - ricorda - e per fare un po’ di casino siamo andati in una radura. Io non c'ero mai stato, gli altri invece conoscevano il tragitto a menadito. Siamo partiti da una stradina alle spalle dell’Autoporto di Fernetti, abbiamo camminato lungo una viuzza sterrata, poi lungo un tragitto dove c’era anche una rete metallica. Siamo arrivati in uno spazio dove, evidentemente, molti degli altri c’erano già stati. Il più piccolo aveva 20 anni, il più grande una trentina».
Chiacchierando, tra un sorso di birra e qualche spinello, qualcuno gli ha bisbigliato: «Sai che stanotte è la terza notte della Tregenda?». «Io sono uno che legge libri di satanismo, mi incuriosiscono e spesso con i miei amici ci siamo scambiati volumi e indirizzi internet - spiega Michael - ma non avevo mai partecipato ad un rito vero e proprio. Sapevo però che la Tregenda era una ricorrenza importante per i satanisti. Si tiene quattro volte all’anno e in quelle occasioni si organizzano dei cerimoniali per invocare Lucifero: il 23 settembre, il 21 dicembre, il 21 marzo e, appunto, il 24 giugno».
Michael ricorda di essere stato incappucciato. «Mi hanno messo in testa una sorta di berretto spesso di lana, me l’hanno tirato giù fino sugli occhi, - rivela - non vedevo niente. Mi hanno accompagnato in un posto, presumo al centro del cerchio che con dei legni avevamo creato prima a terra. Mi hanno fatto sedere a terra, rannicchiato. Io me ne stavo fermo, sempre rannicchiato. Sentivo la voce di uno dei presenti: chiamava Satana, ha cominciato a recitare frasi alla rovescia - racconta - poi mi hanno fatto ripetere una serie di preghiere strane, con le parole cambiate. Alla fine mi hanno tolto il berretto e mi hanno abbracciato. Non capivo niente».
Probabilmente quello subito dal giovane era una sorta di rituale iniziatico. «Durante la serata sono state bruciate delle croci che uno aveva tirato fuori da uno zaino e sulle ceneri ci abbiamo fatto la pipì. Eravamo in nove. Tornato a casa ero stordito, avevamo fumato troppo. Oggi quella gente non la frequento più, mi fa paura».
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