Inviti solo in friulano. Bufera sul convegno
TRIESTE. Regjistrazion partecipants, salûts des autoritâts, presentazion des relazions, fin dai lavôrs. Un invito scritto interamente in friulano, recapitato per pubblicizzare la due giorni di Conferenza regionale di verifica sull’attuazione della legge di tutela del friulano, riapre le polemiche sui costi pubblici per la salvaguardia della lingua minoritaria.
A dar fuoco alle polveri è il consigliere regionale Bruno Marini (Fi), che trova «inammissibile che, per un evento promosso dal consiglio regionale, l’unica cosa scritta in italiano siano i numeri». L’azzurro triestino non digerisce che il convegno sia costato 40mila euro, «compreso l’onere per meravigliosi inviti che non riportano in italiano nemmeno il titolo».
Poi il discorso si fa serio e Marini va al punto della questione e cioè il ruolo dell’Arlef, ovvero l’Agenzia incaricata di vigilare sulla tutela del friulano: «Nel 2017 ha ricevuto dalla Regione più di un milione: c’è da piangere a pensare come si buttino via i soldi pubblici». Marini ritiene che «la tutela delle lingue minoritarie è fondamento della specialitcon garbosenza arroganza: non ricordo inviti non bilingui legati all’uso dello sloveno». Il forzista non risparmia un attacco a Riccardo Illy: «La sua legge di tutela del friulano è uno dei punti più bassi della sua parabola. I friulanisti hanno intensificato le iniziative con arroganza. Un invito solo in friulano può essere una goliardata, ma per me è soprattutto un dato di chiusura, proprio mentre il Friuli Venezia Giulia deve integrarsi sempre più in Europa. Spiace che l’Arlef faccia queste strumentalizzazioni. Le buste postali degli inviti sono le uniche che riportano diciture in italiano, forse perché i 40mila euro non sono bastati per tradurre pure quelle. Serve una seria riflessione sul ruolo dell’Arlef».
L’assessore alla Cultura, Gianni Torrenti, difende l’iniziativa: «Per mail è stato mandato un invio bilingue e mi dicono che la versione italiana arriverà per posta cartacea nei prossimi giorni. Marini è un dirigente di rilievo della Regione e dovrebbe fare un bel corso di friulano». L’assessore evidenzia che «i 40mila euro riconosciuti ad Arlef e Slori coprono alcuni mesi di lavoro per le ricerche sull’efficienza della tutela del friulano e dello sloveno: stiamo verificando i modelli applicati all’estero e l’impatto delle nostre azioni in Fvg. Più in generale, dico che gli stanziamenti per il friulano sono importanti e che lo rivendichiamo con orgoglio: cifre più alte di quelle del centrodestra, perché il friulano è una delle lingue minoritarie più parlate in Europa e la difesa delle lingue minoritarie è una priorità europea». Una difesa che per il friulano costa alla Regione circa 4 milioni all’anno.
A sostegno della conferenza si schiera anche l’autonomista Claudio Violino, unico consigliere a intervenire in aula in friulano: «Parliamo di un evento previsto per legge, per verificare la situazione e le azioni da compiere. La difesa delle lingue minoritarie è strategica ed è l’unico punto su cui poggia la difesa della specialità». Quanto all’Arlef, per l’ex esponente leghista «si tratta di una struttura tecnica per pianificare la politica linguistica sul friulano, che conta seicentomila parlanti in Fvg. Mentre in Europa si parla di Catalogna, mettere in discussione gli investimenti per le minoranze è fuori luogo. Il plurilinguismo è un’opportunità e il Fvg un laboratorio in Europa. L’invito avrebbe dovuto essere bilingue ma i triestini dovrebbero imparare un po’ di friulano».
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