Inviò mail con minacce di morte al sindaco di Monfalcone. La Procura chiude l’inchiesta, un indagato

Si tratta di un non residente Fvg. Attività condotta dalla Digos. L’aggravante dell’accusa è l’atto contro un pubblico ufficiale
La sindaca di Monfalcone Anna Maria Cisint
La sindaca di Monfalcone Anna Maria Cisint

MONFALCONE Ora ha un volto e un nome “Compagno cittadino”, lo pseudonimo utilizzato dalla persona che il 6 e il 20 agosto 2019 aveva inviato due e-mail zeppe di contumelie e con esplicita minaccia di morte, al primo sindaco leghista di Monfalcone, Anna Cisint. La conferma arriva dalla Procura della Repubblica, che nei giorni scorsi ha notificato all’indagato, un uomo che non risiede qui, la notizia di chiusura delle indagini, contestando due ipotesi di reato – in entrambi i casi la minaccia grave, che prevede in astratto la reclusione fino a un anno – perché due le missive spedite tramite posta elettronica. A.B. le iniziali del presunto autore delle agghiaccianti intimidazioni, persona in età matura che non ha domicilio in Friuli Venezia Giulia.

Secondo l’accusa, oltre 14 mesi fa, sarebbe stato lui il “Compagno cittadino” a scrivere i testi, rivolgendosi direttamente a Cisint: «Tenga presente che la “resa dei conti” per lei e per le carogne nere delle quali si circonda è sempre più vicina». E pure: «L’Italia è piena di bei distributori di carburante dove, se si presenta la necessità, si possono appendere dei “giustiziati” per i piedi». Un riferimento, neanche troppo sottile, alla tettoia di piazzale Loreto a Milano dove fu esposto il cadavere di Benito Mussolini (fucilato dai partigiani a Giulino di Mezzegra, Como, assieme a Claretta Petacci) e di altri 18 maggiorenti fascisti, poi lasciati a terra e mostrati a pubblico dileggio. In cinque, tra cui il Duce e l’amante, finirono appesi a testa in giù alla pensilina del distributore di carburante Esso, oggi sede di un McDonald’s, all’angolo con corso Buenos Aires.

Il testo, già nell’immediatezza dei fatti, era stato vagliato con attenzione dalle forze dell’ordine. Personale della Digos si era recato due volte in municipio, per acquisire elementi, dopo la denuncia alla Polizia del sindaco. A supportare l’attività anche personale della Postale, trattandosi di ipotesi di reato condotte con mezzi informatici. Nell’agosto 2019 i fatti erano stati mantenuti segreti, finché non erano trapelate le prime indiscrezioni (le missive erano passate per più mani nel palazzo e la presenza di poliziotti non era passata inosservata), con eco su Ansa e organi di informazione regionale.

Ora la svolta, confermata dal Procuratore capo Massimo Lia: «È stata notificata all’indagato la chiusura delle indagini. Ora potrà, se lo riterrà, fare richiesta di ulteriori indagini, di essere interrogato o di integrare il fascicolo con proprie memorie. Concluso questo periodo il pm titolare formalizzerà la richiesta di rinvio a giudizio o, se del caso, archiviazione». Il dottor Lia precisa che la Procura ha contestato all’uomo «due ipotesi di reato, per le due e-mail spedite, di minaccia grave, articolo 612 comma 2 e articolo 61, comma 10». Cioè con l’aggravante dell’aver commesso il fatto «contro un pubblico ufficiale o una persona incaricata di un pubblico servizio», la qualifica di Cisint nell’esercizio delle sue funzioni di sindaco, capo dell’amministrazione comunale.

All’epoca, a seguito della vicenda, era stata rafforzata la sorveglianza nei confronti della prima cittadina, che aveva raccolto trasversale sostegno dalle forze politiche in massima assise e tra le istituzioni, in primis la Prefettura con il rappresentante del governo Massimo Marchesiello, ma anche dal Siulp, sindacato di polizia.

La prima delle due mail spedite da “Compagno cittadino” era pervenuta al server del Comune il 6 agosto, ma era finita direttamente nella casella dello spam e pertanto nessuno l’aveva intercettata. Era stato il riferimento del mittente, che tra le altre cose se la prendeva anche per la vicenda dei giornali rimossi dalla Biblioteca, a un testo cronologicamente antecedente e contenuto nella seconda lettera con le minacce più gravi («le avevo consigliato, nel precedente messaggio, di tornare nella fogna dalla quale è provvisoriamente uscita»), che aveva spinto la ricerca a ritroso nella posta elettronica, facendo emergere il tassello mancante del puzzle. —

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