"Inviare Regeni in Egitto? Leggerezza dell'Università di Cambridge"
TRIESTE. «C'è stata un pò di leggerezza, aggravata dal fatto che il supervisore è una persona araba e, se non sbaglio, proprio di nazionalità egiziana». È il parere del rettore dell'Università di Trieste, Maurizio Fermeglia, sul ruolo dell'Università di Cambridge nei confronti di Giulio Regeni, ricercatore di quell'ateneo, in Egitto per una tesi, barbaramente torturato e ucciso tre mesi fa.
Fermeglia è intervenuto a margine di un incontro di Link Premio Luchetta incontra. Per Fermeglia, all'ateneo inglese «avrebbero dovuto attivare misure di sicurezza in modo più attento». In Italia «abbiamo tantissimi rapporti con Paesi in cui ci sono problemi e per questo, prima di inviare lì studenti o colleghi occorre l'autorizzazione dal ministero degli Esteri, e se questa viene data, diamo indicazioni e supporti» a chi parte.
Nella fattispecie, andando in Egitto, benché «non nella black list, indicazioni e supporti, da remoto, andavano date». Forse «queste misure sono state adottate e non lo sappiamo, comunque nel caso di giovani, e non di colleghi esperti, occorre prudenza, l'obiettivo non è cambiare le sorti di un paese, ma portare a casa una tesi di laurea».
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