Investito dal bus in piazza Goldoni, indagato il conducente

L’autista della 9 accusato di lesioni colpose per l’incidente all'angolo con via Mazzini. Il pedone aveva attraversato la strada con il rosso
L'incidente in piazza Goldoni
L'incidente in piazza Goldoni

TRIESTE La Procura ha indagato il conducente della 9 coinvolto nell’investimento di martedì in via Mazzini. Nell’incidente, avvenuto all’incrocio con piazza Goldoni, era rimasto schiacciato sotto a una ruota un sessantenne triestino che aveva attraversato la strada di corsa con il semaforo rosso. Il pedone era stato portato in Rianimazione. Le sue condizioni al momento sono stabili.

Attraversa col rosso e finisce sotto il bus
L'incidente in piazza Goldoni


L’autista della Trieste Trasporti, 41 anni, deve ora rispondere di lesioni colpose. È difeso dall’avvocato William Crivellari. Il pm titolare del fascicolo è Massimo De Bortoli, che ha affidato l’attività investigativa alla Polizia locale.

La dinamica dell’episodio, che poteva avere esiti tragici, era apparsa piuttosto chiara fin da subito grazie ai rilievi degli agenti della municipale e alle testimonianze degli altri pedoni: per compiere la curva a destra necessaria a imboccare via Mazzini, il conducente aveva impegnato l’incrocio con il verde; il sessantenne, invece, aveva attraversato la strada con il rosso, sebbene sulle strisce. E, come detto, di corsa.

Secondo i presenti che avevano assistito alla drammatica scena, l’uomo si era staccato dal gruppo di pedoni che aspettava sul lato destro del marciapiede buttandosi improvvisamente in mezzo alla strada. Così facendo aveva sbattuto violentemente la testa contro la vettura, all’altezza della portiera anteriore destra. Nella caduta una ruota del bus gli era passata sopra a una gamba. Stando a quanto riferito, il sessantenne indossava anche un cappuccio in testa e un paio di cuffiette. Questa ricostruzione, che al momento è la più plausibile, escluderebbe una responsabilità dell’autista nell’investimento. Ma evidentemente il pm vuole vederci chiaro, a cominciare dall’analisi delle immagini registrate dalle telecamere installate sul mezzo.

Andrà inoltre tenuto conto del campo visivo a disposizione del conducente in fase di manovra. Tutto ciò considerando che durante una svolta in una curva a gomito verso destra, in spazi ristretti, la preoccupazione dell’autista si focalizza prevalentemente sul frontale e sull’angolo sinistro del bus, visto che girando il mezzo impegna quasi entrambe le corsie e passa a pochi centimetri dal marciapiede opposto a quello di marcia. I pedoni, in genere, tendono a indietreggiare per evitare pericolosi contatti. Tanto più quando il bus è “doppio”, cioè un autosnodato, come nel caso della linea 9 coinvolta.

L’iscrizione del conducente nel registro degli indagati ha una duplice valenza: oltre a fare chiarezza sulla vicenda, consente all’autista (esperto, con migliaia di ore di guida alle spalle) di nominare un consulente tecnico. Questo nel caso il pm intenda eseguire un accertamento non ripetibile, come una ricostruzione sulla dinamica dell’investimento. Resta il tema della pericolosità di quell’incrocio, dove la gente spesso attraversa con il rosso. Un incrocio che nei mesi scorsi aveva già fatto un morto. —


 

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