Inverno rigido, moria tra i cervi in montagna

L’ufficio studi faunistici ha ricevuto 120 rapporti dalla Foresta di Tarvisio e una trentina dal resto della regione
TRIESTE Lo scioglimento della neve, particolarmente abbondante nell’inverno 2009, porta alla luce molte carcasse di animali e fa scoprire che nelle montagne del Friuli Venezia Giulia sono soprattutto i cervi ad aver sofferto del rigido inverno. Le prime segnalazioni che sono arrivate all’ufficio faunistico regionale parlano di circa 150 carcasse rinvenute, soprattutto nell’area del tarvisiano. Tra i 150 e i 170 i ritrovamenti di animali morti (ungulati ma anche uccelli) di cui è a conoscenza l’ispettorato regionale alle foreste, anche se i dati non si possono sommare perché non esiste un unico censimento e alcune segnalazioni potrebbero essere le stesse. Il numero – che potrebbe salire con lo scioglimento delle aree di valanga - non preoccupa comunque gli esperti perché «il cervo – spiegano – è una specie in espansione. Tanto che quello friulano ogni anno va a ripopolare le montagne dell’Appennino».


L’INNEVAMENTO L’inverno 2008 – 2009 è stato particolarmente generoso per il popolo degli sciatori ma ha comportato un lungo perdurare delle temperature rigide e quindi di condizioni più difficili anche per gli abitanti delle montagne friulane: cervi, camosci, volatili e tutte le specie che abitano le zone del tarvisiano e dell’alta Carnia. Nel mese di maggio il cambiamento radicale delle temperature e lo scioglimento delle prime nevi ha portato anche al ritrovamento di carcasse di quegli animali che non sono sopravvissuti all’inverno.


I RITROVAMENTI Un censimento regionale degli animali morti, con tanto di cause che spieghino il decesso, non esiste, ma i diversi organismi di competenza regionale e statale ricevono segnalazioni dalle riserve, dai parchi, e dagli stessi forestali e cercano di interpretarle. L’ufficio studi faunistici della Regione ha ricevuto fino ad oggi «circa 120 segnalazioni di ritrovamenti dalla riserva di Tarvisio e una trentina dal resto del territorio regionale». Si tratta prevalentemente di cervi che, stando i numeri, sembrano essere la specie che più ha sofferto delle condizioni meteo. «Il dato è in aumento rispetto allo scorso anno ma non deve comunque preoccupare – spiegano in Regione – perché parliamo di una specie in espansione». Nel territorio regionale si stimano alcune migliaia di esemplari senza considerare che la montagna del Cansiglio, al confine tra Veneto e Friuli, è popolata da circa 2500 esemplari. «Il fatto che il cervo goda di buona salute è dimostrato anche dal fatto che ogni anno – spiegano in Regione – un tot di esemplari delle nostre montagne vengono trasferiti negli Appennini per ripopolare quelle zone». La tendenza viene confermata dall’ispettorato regionale delle foreste di Tolmezzo che, ad oggi, ha ricevuto circa 170 segnalazioni di casi «soprattutto dall’area di Paularo e Forni di Sopra – spiegano -. Si tratta di cervi ma anche di uccelli. Una stima esaustiva però difficilmente si può fare perché ognuno raccoglie i suoi dati, non esiste un terminale unico». La provincia di Udine, che ha un apposito ufficio per i ritrovamenti, spiega che «non abbiamo elementi che ci permettono di dire se le carcasse rinvenute siano causa delle condizioni ambientali».


LE VALANGHE La raccolta dati, seppur parziale, è appena iniziata. «Sorprese ci attendono dai depositi valanga – dicono all’ispettorato regionale – che non si sono ancora sciolti. I numeri a quel punto potrebbero essere ben più importanti». Per capire la vera entità del fenomeno bisognerà quindi aspettare l’arrivo dell’estate. «Per quel che ci riguarda – spiega il direttore del parco delle Dolomiti friulane, Marino Martini – non abbiamo rilevato una mortalità evidente. E’ comunque prematuro fare una fotografia perché il censimento degli animali verrà fatto solamente a luglio. Dalle prime segnalazioni e dalle previsioni riteniamo, però, che non ci siano particolari criticità. La nostra fauna è abituata a sopravvivere ad inverni rigidi».
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