Invasione di gechi arrivati 20 anni fa con le navi dal Gabon

I triestini hanno scoperto, ormai da qualche anno, la presenza sui muri delle case di deliziosi piccoli rettili simili alle lucertole: i gechi. Degli animaletti che nel corso di questa estate hanno letteralmente invaso alcune zone della città.
Una volta li incontravano solo andando in vacanza nell' Italia meridionale o nei paesi tropicali. Ora sono arrivati fino a Trieste, si trovano bene e si stanno riproducendo. Il loro numero negli ultimi cinque anni è più che triplicato.
«I cittadini ci stanno segnalando la presenza di questi animaletti – constata Nicola Bressi, zoologo a guida dei musei scientifici di Trieste – il cambiamento climatico e gli inverni sempre meno rigidi hanno favorito la loro proliferazione in città.
Molti ci chiamano impauriti, allarmati ma ci tengo a rassicurare che il geco è assolutamente innocuo: solo se preso in mano e infastidito morde ma senza far male perché i suoi denti sono piccolissimi».
«Ultimamente ne abbiamo ospitati parecchi – riferisce Gianfranco Urso, presidente dell’Enpa – questa estate è stata accompagnata da alte temperature e forte siccità: due elementi che favoriscono le deposizione delle loro uova».
Il primo esemplare a Trieste è stato segnalato nel 1925. «La presenza è diventa più frequente 20 anni fa, – specifica Urso – sono stati portati dai carichi di legno trasportati dal Gabon. Si infilavano nelle grosse travi e poi dal porto si trasferivano nel Borgo Teresiano».
«I gechi che arrivano da paesi lontani con carichi merci non vivono a lungo nella nostra città – evidenzia però Bressi – quelli che invece si stanno moltiplicando a Trieste sono arrivati dalle coste del Mediterraneo e sono presenti ormai anche in Istria e in Veneto».
A Trieste sono state identificate due specie di geco. «Quella chiamata “Tarentola”, più grande, color grigio, con la testa imponente – specifica il direttore - diffusa in zona portuale, nel centro storico, in Cittavecchia. Poi c’è quella del geco “verrucoso”, color rosa e diffusa anche nel resto della città».
D’estate i gechi si crogiolano al sole, d’inverno si infilano nei muri, tra le fessure della case riscaldate. «Sono animali protetti e di interesse regionale – evidenzia Bressi – si cibano di insetti e quindi particolarmente utili». I piccoli, nei primi mesi di vita, alla ricerca di un luogo dove “prendere casa” si spostano attraversando strade, case e giardini. Da adulti, trovata una sistemazione adatta, diventano stanziali e tendono a vivere sempre nello stesso posto, sullo stesso muro, nello stesso terrazzo. «Possono vivere anche 10 anni e non sporcano – rivela il direttore – perché i loro escrementi, dei piccoli cilindri, si polverizzano».
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