Intonaci staccati, spaccature, umidità: la lenta agonia dei murales degli artisti

Il triste destino delle opere realizzate nel 2000 sul muro di cinta dell’ex Cotonificio. Un’attrazione turistica dimenticata 
Bumbaca Gorizia 20.09.2019 Muro delle 5 lingue e del tempo © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 20.09.2019 Muro delle 5 lingue e del tempo © Foto Pierluigi Bumbaca

GORIZIA Riuscì a riunire tanti artisti con personalità e modi d’intendere l’arte diversi, alle volte diametralmente opposti. E vinse la sua sfida di trasformare i duecento metri lineari di cemento che delimitano da una vita l’ex Cotonificio di Gorizia nel “Muro delle cinque lingue” e nel “Muro del tempo”.

Protagonista la compianta Alba Gurtner che, con grande determinazione, coinvolse artisti del calibro di Luciano de Gironcoli, Giancarlo e Ignazio Doliak, Franco Dugo, Valentin Oman, Nico Di Stasio, Giorgio Valvassori e tanti altri che, per motivi di spazio, è impossibile citare tutti.



Basti ricordare che fra il 2000 e il 2001 oltre 100 persone fra artisti, muratori, imbianchini, poeti, fotografi, critici lavorarono intensamente per rendere meno grigia e triste quell’area industriale. I murales diventarono subito un’attrazione turistica, annunciata anche da cartelli e pubblicizzata sui siti che elencano le curiosità da vedere nella nostra città.

I verbi sono declinati tristemente al passato perché, dopo quasi vent’anni, l’impianto pittorico dei due muri mostra inquietanti e crescenti segni di degrado. Alcuni intonaci si stanno staccando, vittime delle intemperie e del tempo che passa inesorabile e le pitture non sono mai state adeguatamente protette dagli agenti atmosferici. Arte al macero, verrebbe da dire, nel più o meno totale disinteresse. In molti se ne sono accorti e in molti hanno contattato la redazione affinché possa mettersi in moto un’operazione di recupero e di valorizzazione di quella caratteristica forma di arte di strada.

Diciannove anni fa, entrò in azione con grande entusiasmo un team prestigioso di artisti, con stili diversi ma uniti da un medesimo intento: fare di quel muro, simbolo di confine e di delimitazione, un luogo d’arte e di riflessione. Il tema scelto fu l’Isonzo, un fiume ricco di storia che unisce popoli diversi. Ai quattro idiomi dell’area peculiari dell’area transfrontaliera si aggiunse la quinta lingua universale: quella dell’arte. Oggi, colpevolmente, dimenticata. —


 

Argomenti:muralesdegrado

Riproduzione riservata © Il Piccolo