Intimidazioni al McDonald’s, bulli denunciati a Trieste
TRIESTE. L’intimidazione e la violenza verbale. Ma anche la minaccia di un coltello nascosto in tasca, chissà se reale o solo millantato. Che però evocava chiaramente il tentato omicidio – quello sì vero – avvenuto sulla Scala dei Giganti qualche giorno prima per mano della gang che spadroneggiava in zona.
Sono finiti in seri guai giudiziari due minorenni di nazionalità italiana, di cui uno di origini serbe, che nelle scorse settimane hanno preso di mira un coetaneo conosciuto al McDonald’s di piazza Goldoni. Un caso di bullismo che rischiava di degenerare in altro, ma che la Squadra mobile è riuscita a intercettare. Non hanno sottovalutato nulla gli investigatori, tanto più dinnanzi al precedente di Scala dei Giganti.
Il caso di bullismo si è consumato lo scorso mese. Tutto è cominciato con una scena apparentemente innocua e casuale: due ragazzini che inciampano sul piede di un coetaneo (lo fanno apposta per provocare) seduto al tavolo assieme a un amico. E la successiva reazione, violenta, dei due. È proprio l’amico a intervenire, in quell’occasione, per riportare la calma: «Andatevene – esorta il giovane –, non ho paura di voi e del vostro modo di fare».
Il bisticcio sembra finire lì. Ma non è così. Passano alcuni giorni e la sceneggiata dell’inciampo si ripete, ancora al McDonald’s: il ragazzo, quello del primo episodio, si ritrova nuovamente davanti la coppia di bulletti, evidentemente desiderosi di vendetta. «Vieni in bagno con noi...», è l’invito – minaccioso – dei due. Il giovane li segue. Alla toilette del locale volano parole pesanti. I due, scrive la Questura in un comunicato, hanno un atteggiamento «violento e perentorio, colpiscono più volte la porta del bagno con dei pugni». Ad un tratto uno dei due indica la tasca. «Ho un coltello... dimmi chi era quello là con te». Il riferimento è all’amico che, nei giorni precedenti, era intervenuto per raffreddare gli animi.
«Ottenute le informazioni richieste, non paghi e ormai sicuri della posizione predominante assunta nei confronti della vittima», sottolinea la Questura nella nota, i due costringono il giovane a consegnare l’orologio che ha al polso. La vittima, pur di farla finita, consegna quanto richiesto.
Il comportamento spadroneggiante, tipico del bullismo, continua. «Per rimarcare ulteriormente la loro posizione i due si offrono di dare protezione al ragazzo, in caso di eventuali litigi futuri», rileva la Polizia.
La giovane vittima è sotto choc. Ma quando torna a casa racconta tutto ai genitori e fa denuncia in Questura. Partono le indagini. La Mobile analizza le telecamere e interroga i testimoni. In poco tempo gli agenti rintracciano la coppia di sospetti. La denuncia alla Procura dei minori è immediata.
Quando gli investigatori perquisiscono le abitazioni dei due bulli trovano sia gli abiti indossati il giorno dei fatti, sia l’orologio rubato al giovane. La coppia dovrà ora rispondere di estorsione e violenza privata. —
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