Intestino perforato durante un esame tre anni di attesa per il risarcimento

È una delle situazioni limite segnalate dal Tribunale per i diritti del malato. «Medici di base: non basta solo fare le ricette»



Anche solo dando uno sguardo superficiale alla lista trascritta dal presidente Sergio Trani per circoscrivere il consuntivo di un anno di attività di volontariato, quello dalla parte dei malati, un aggettivo salta agli occhi: «migliorabile». Perché talvolta, nel rapporto tra medico e paziente, non tutto fila liscio, senza increspature. E altre volte, per trovare reciproca soddisfazione, basterebbe in realtà davvero poco: una maggiore o più chiara comunicazione, per esempio. Anche «con i medici di base, che si invita ad attenta riflessione per migliorare il rapporto con l’assistito, non limitandosi a dare solo ricette, anche se per fortuna la circostanza non è generalizzata». È quanto emerge dal colloquio con Trani, settantenne foglianino, al timone del Tribunale per i diritti del Malato, l’organismo nato nel 1980 da una costola di Cittadinanza attiva. Tra i padri fondatori il figlio di Aldo Moro, Giovanni.

A Monfalcone, il Tdm che trova sede al primo piano dell’edifico A del San Polo, lavora ininterrottamente almeno dagli anni’90, quando ancora c’era il vecchio ospedale di via Rossini. È dunque tra le mura della minuscola stanza 124 che si consuma un grande lavoro, quello di ricezione delle istanze (e doglianze) dell’utenza nel tentativo di trovare una ricomposizione con l’Azienda sanitaria. Una trentina, quest’anno, le segnalazioni scritte pervenute e molto più numerose le sollecitazioni verbali. «Non sempre – spiega Trani – trovano risposta esauriente, anche perché risultano sovente in difesa del personale sanitario». «I cittadini – prosegue – ci segnalano che, da un anno a questa parte, quando si recano per diversi motivi a chiedere spiegazioni su ritardi o problemi si sentono rispondere “Eh, c’è la riorganizzazione...”. È accaduto anche per un ritardo nella risposta a un esame istologico di una signora: purtroppo le malattie non aspettano le riorganizzazioni, che si susseguono ogni 2 o 3 anni».

Il cittadino dunque si trova a essere, secondo le testimonianze raccolte dal Tdm, «disorientato e senza risposta». Un altro problema, segnalato con l’Azienda triestina, riguarda «le tempistiche bibliche per il risarcimento danni», per esempio «in un caso di perforazione dell’intestino nel corso di una colonscopia avvenuta a Cattinara nel novembre 2016, con risarcimento già fissato in 11 mila euro, si attende ancora la liquidazione». Ci sono poi «i ritardi nelle repliche su carenze di vario genere, inerenti le strutture, e pure sulla cartellonistica» al San Polo. «Da tempo – precisa Trani – invochiamo evidenza nell’indicazione dei tempi nelle prestazioni, poiché purtroppo ancora molte persone ignorano i limiti delle urgenze o di accertamenti in tempi più o meno brevi». E in merito «pure il Cup talvolta dà risposte carenti».

Restando in tema di solleciti ancora non raccolti, l’utenza lamenta difficoltà nel raggiungere i reparti, in particolare con accesso dal Pronto soccorso, «per colpa di una segnaletica insufficiente: con le frecce la persona, magari anziana, si perde, mentre sarebbe molto più funzionale tracciare delle strisce colorate per le diverse direzioni». C’è poi la questione, di cui si attende risposta ormai da tempo, oggetto di lettera all’Ass e anche al Comune, «dei dieci posti occupati in Rsa da persone che non ne avrebbero diritto perché non accusano problemi clinici, ma sono guariti». «Un problema – conclude – reso più acuto quando gli accessi al pronto soccorso salgono per i picchi di sindromi influenzali, la Medicina strapiena dovrebbe mandare pazienti in quel reparto però saturo e la catena così si inceppa». –



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