Integrativo Fincanteri, no di Monfalcone

Ma prevale, a livello di gruppo, il “sì” con il 58%. Nell’Isontino si è rischiata la rottura con il leader nazionale Landini
Il cantiere monfalconese di Fincantieri in una foto di archivio
Il cantiere monfalconese di Fincantieri in una foto di archivio

MONFALCONE. Troppo indigesto per i lavoratori di Monfalcone l’integrativo Fincantieri su cui i sindacati a fatica hanno trovato l’intesa con i maldipancia Fiom. Il cantiere di Panzano nel referendum seguito alle assemblee respinge in maniera secca l’intesa con 618 no (61%) contro 386 sì (38%). Un segnale pesante quello che arriva da Monfalcone, il cantiere di riferimento del gruppo sul fronte delle navi da crociera e dei prototipi, l’unico stabilimento del gruppo dove hanno prevalso in maniera schiacciante i no. C’è un altro sito, quello di Ancona dove hanno vinto i no, ma per un soffio: 220 contro 215. Il voto si è concluso ieri pomeriggio.

 

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Hanno prevalso i sì a livello di gruppo (oltre 5mila i votanti), 3024 i sì (58%), 2147 i no (41%). E in qualche caso si è andati quasi al testa a testa. A Marghera ad esempio ha vinto il sì, ma solo per pochi voti, 412 contro 391. Nel Sud a Palermo i sì sono stati 191, i no 168. Situazione analoga a Riva Trigoso 288 contro 260. A Trieste, sede della Corporate e della Marineria hanno vinto i sì anche se i votanti sono stati pochi. Alla direzione 95 contro 8, e ha votato il 65%. In Marineria invece 229 sì contro 141 no, ma ha votato soltanto il 57%. Rilevante invece il peso dei sì di Sestri Ponente: 412 contro 74. Sulla stessa linea il Muggiano, 218 sì e 135 no.

«Questa è la risposta a chi diceva che la Fiom era isolata - commenta amaro Moreno Luxich delle Rsu Fiom di Monfalcone - la verità è che i lavoratori hanno unito tutte le Rsu in una maniera diversa dicendo chiaramente che quell’accordo non piace». Non c’è nessuna esultanza per questa “vittoria locale” da parte di Luxich. La Fiom di Monfalcone appena raggiunta l’intesa a Roma ha preso subito le distanze dal coordinamento e dalla segreteria, si è rischiata la rottura con il coordinatore Bruno Papignani e il numero uno Maurizio Landini piombati a Monfalcone per mettere ordine. Una situazione complicata che ora sarà difficile gestire. «Il problema vero è che con questo integrativo non arriva un euro in più e la gente lo ha capito - aggiunge Luxich - e non siamo come nel 2009 quando c’era la crisi e la cassintegrazione, ora le commesse ci sono. Ma il meccanismo che riguarda i premi è complicato, bisogna controllare gli indici economici. Poi c’è la parte di welfare e nessuno ha le carte in mano per capire come prendere quei soldi. Non parliamo poi dell’appalto».

 

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E che si prospettino mesi complicati lo conferma lo stesso segretario isontino della Fiom, Thomas Casotto: «Se è andata così vuol dire che tutta questa bontà nell’accordo non c’era - commenta - mi pare che anche in altri cantieri non sia andata troppo bene, è un elemento di riflessione. Faremo una prima valutazione con le Rsu, poi a settembre, dopo le ferie torneremo in assemblea con i lavoratori per avere un confronto franco e chiedere come gestire questa situazione complicata».

Nessuna replica da parte della Fincantieri che ha fatto sapere di non voler commentare. A replicare ci pensa il segretario isontiono della Uilm, Luca Furlan che comunque ammette. «Tecnicamente a livello di gruppo hanno vinto i sì - dice - ma non mi sento di dire che è una grande vittoria. Oggettivamente il risultato negativo di Monfalcone che è il cantiere più grande del gruppo è una cosa importante. Credo che il grosso problema riguardi quella parte che riguarda la nuova forma di pagamento in welfare. Una novità che non è molto chiara, forse è troppo innovativa e in Italia di fronte a queste novità spesso ci si chiede se nasconde una fregatura... E in realtà il fronte del welfare potrebbe essere il futuro della contrattazione nazionale. Ma bisogna vedere se questa innovazione viene digerita e funziona». Chiude con una richiesta di “chiarezza” alla Fiom di Monfalcone: «Auspico un comportamento coerente di fronte al sì di gruppo - conclude Furlan -. Se hanno fatto di tutto per bloccare l’accordo devono avere il coraggio di non firmare e non entrare nelle commissioni per gestire un accordo che hanno bocciato».

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