Intascava tangenti, finanziere nei guai
Tre anni e otto mesi. Secondo il pm Massimo De Bortoli, il maresciallo capo della Guardia di finanza Fabio Latini, va condannato a questa pena. Ma va anche interdetto dai pubblici uffici e licenziato dalle Fiamme gialle. Sono queste le conclusioni espresse dal rappresentante dell’accusa al termine della sua requisitoria nel processo a carico del sottufficiale accusato di concussione nei confronti del rigattiere Andy Vecchiato, titolare assieme alla madre del negozio di via Udine 25.
Ma il pm ha ipotizzato anche altre due accuse: quella di truffa nei confronti del comando della Guardia di finanza e quella di minacce a un dipendente della ditta che aveva incontrato dopo che era scoppiato il caso: «Trieste è piccola - aveva detto - te la farò pagare». Ad ascoltare il pubblico ministero De Bortoli il collegio presieduto da Filippo Gullotta e composto dai giudici Pietro Leanza e Francesco Antoni.
Latini - difeso dagli avvocati Fabio Gerbini e Paolo Pacileo - nel corso del dibattimento, così come anche già al momento dell’arresto effettuato dai suoi stessi colleghi, ha sempre proclamato la propria innocenza, sostenendo di aver effettuato un normale controllo di fronte al quale il rigattiere, per tentare di evitare conseguenze, aveva vantato amicizie altolocate, per poi mettergli in tasca due banconote da 500 euro. In aula i rappresentanti di parte civile: gli avvocati Marco Meloni, Guido Fabbretti e Francesca Castelletti.
La vicenda era iniziata il 27 agosto del 2010. Alle 11 il maresciallo capo Latini si era presentato nel negozio di via Udine. Aveva genericamente parlato di «incongruenze» nella contabilità. Poi aveva ipotizzato serie questioni di ordine fiscale. Il commerciante Andy Vecchiato si era spaventato. A nulla era servita la spiegazione del padre Roberto, che aveva rilevato come altre verifiche fiscali effettuate negli anni precedenti non avessero evidenziato alcun problema.
Latini al termine del colloquio aveva cambiato atteggiamento, tanto da inviare poi il commerciante a bere qualcosa al bar vicino. Poi, al momento di congedarsi, aveva annunciato che lo avrebbe contattato successivamente. Dopo pochi giorni era arrivata la convocazione in caserma. Ed era stato lì, in una saletta che - secondo l’accusa - era avvenuto il primo passaggio di denaro: due banconote da 500 euro. Quindi altre richieste indirette di denaro.
Un “salasso” interrotto poi dai due Vecchiato, padre e figlio, che avevano denunciato l'accaduto. Si erano rivolti addirittura al comando della Guardia di finanza. Erano stati ricevuti da un ufficiale e avevano spiegato. «Non sappiamo come fare. Abbiamo paura», avevano detto. Così era scattata la trappola e il maresciallo era stato seguito e pedinato dai suoi stessi colleghi. Fino a quando sono scattate le manette e Latini era stato arrestato per concussione. L’udienza è stata aggiornata a giovedì prossimo.
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