Intascava i soldi della mensa, ora deve pagare

Ex ispettore di polizia condannato a rifondere 373 mila euro al ministero per i ticket dei pranzi dei colleghi che faceva sparire

TRIESTE I ticket del pranzo dei colleghi della mensa che ha gestito per anni sono spariti. E ora dovrà restituirli tutti. La Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia ha condannato l’ex ispettore della polizia di Frontiera Francesco Papa a pagare 373 mila euro per rifondere il danno erariale provocato al ministero dell’Interno nel periodo in cui gestiva la mensa della caserma di via Montorsino a Roiano. Anche se, precisa la sua legale Keti Muzic, «la corte dei Conti lo ha condannato in primo grado ma la sentenza non è ancora definitiva stiamo valutando, l’opportunità di impugnarla».

La questione è finita nel mirino della procura nel 2016 e quel procedimento è ancora in corso (la prossima udienza si terrà il 12 febbraio) e ora è passata al vaglio della magistratura contabile della pubblica amministrazione.

Si legge nel dispositivo: «L’azione erariale è stata promossa a seguito della relazione inviata nel 2016 dal vicequestore Rosanna Conte, dirigente del Secondo settore della Polizia di Frontiera marittima di Trieste, in cui si è reso noto l’avvenuto deposito di comunicazione di reato alla Procura della Repubblica, riguardante i summenzionati ingenti ammanchi, imputabili alla gestione contabile della mensa continuativamente espletata dal Papa fino alla chiusura e dismissione della caserma».

Papa ha gestito la mensa fino al 2015. La sentenza spiega poi l’esito della verifica condotta dal ministero sulla vicenda: «(Dalla relazione ndr) emerge quale dato saliente che, a fronte dei 90 versamenti che il Papa avrebbe dovuto effettuare presso la Tesoreria della Banca d’Italia di Trieste, in ottemperanza all’obbligo di versamento mensile delle quote corrisposte dai fruitori del servizio mensa negli anni considerati, ne sono risultati invece soltanto 19. Sicché, rispetto ad incassi calcolati in oltre 380 mila euro, sono stati versati in concreto poco più di 40 mila euro». Mancano inoltre i fascicoli che avrebbero permesso di verificare eventuali ragioni dell’ammanco. Papa, si legge ancora nel dispositivo, «si è limitato a sostenere il probabile smarrimento ovvero l’erronea distruzione dei documenti» proprio in occasione dello spostamento della mensa verificatosi in concomitanza con il suo pensionamento.

La Corte dei Conti rileva che Papa «ha riscosso le quote/pasto dai suoi colleghi per la fruizione della mensa, omettendo però il riversamento della gran parte degli introiti alla Tesoreria di Stato. Si sostiene, pertanto, che la descritta dinamica comportamentale suffraghi anche il riconoscimento dell’elemento soggettivo del dolo, in termini di consapevole e volontaria violazione dei doveri d’ufficio. Sulla base di queste considerazioni si ritiene che il Papa debba rispondere dell’intero ammontare degli ammanchi accertati». La Corte ha imposto all’ex ispettore anche ulteriori 20 mila euro da pagare come danno per disservizio: i suoi colleghi della Polizia di frontiera hanno infatti dovuto sobbarcarsi del lavoro aggiuntivo per venire a capo dell’inspiegabile ammanco. —




 

Riproduzione riservata © Il Piccolo