Intanto si dimette il “tesoriere”: è il secondo dall’inizio dell’anno
TRIESTE Il commercialista Renzo Biasi si è dimesso martedì sera dal suo incarico di membro del Direttivo e di amministratore della Società Ginnastica Triestina. È il secondo a rimettere il titolo di amministratore, dopo Andrea Sardos Albertini all’inizio dell’anno. Commenta così la sua scelta: «Mi sono dimesso per una ragione molto semplice. Lì c’è bisogno di andare molto a fondo con i numeri e io non ne ho il tempo. Bisogna ragionare di liquidità e di sostenibilità del bilancio». Secondo Biasi i conti della Sgt potrebbero superare la linea di galleggiamento solo «in seguito a una ricapitalizzazione o a drastiche riduzioni di spesa».
In poche parole, conclude il commercialista, «servirebbe un professionista a tempo pieno. A me è stato chiesto di dare una mano e io lo faccio volentieri, ma questo compito è sproporzionato rispetto al tempo che ho a disposizione». Le vicissitudini degli istruttori sono infatti solo parte della questione. Al centro della convocazione dell’assemblea ci sono pur sempre i destini economici e finanziari della società.
Su questo tema diverse fonti legate alla vicenda confermano la preoccupazione, eterno cruccio della polisportiva, imputando alla dirigenza e al presidente Marco Fumaneri di esibire eccessivo ottimismo in materia. Commenta un allenatore della società che preferisce rimanere anonimo: «Se due professionisti di alto livello, stimati, come Biasi e Sardos Albertini, si sono dimessi in sequenza, fatico a credere che vada tutto bene».
Nei mesi scorsi fonti interne alla società avevano sollevato ritardi nei pagamenti dei fornitori e delle utenze, oltre a un paio di contese legali con degli ex dipendenti.
Prosegue ancora l’allenatore: «Il problema non è di soldi per noi, ma di tenuta economica e finanziaria della società. La dirigenza tende sempre a incolpare le sezioni della situazione attuale, ma gli stessi amministratori che hanno dato le dimissioni hanno parlato con le sezioni e si son accorti che non siamo il “male”. In compenso hanno scelto di rinunciare all’incarico, vista la situazione».
L’istruttore entra infine anche sulla questione degli stipendi: «Il presidente dice che coloro che sono in ritardo con i pagamenti sono quei pochi che non hanno firmato il contratto. Innanzitutto non siamo cinque come lui sostiene, ma 21, ovvero la metà. Inoltre molti di noi avevano firmato la prima proroga di tre mesi nel settembre scorso, eppure sono stati pagati soltanto fino a novembre, perché non erano intenzionati a firmare il contratto successivo».—
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