Insulti sessisti a Serracchiani, il Carroccio espelle l’autore

Il sindaco di Palmanova Martines: «È stato Morandini, segretario della Lega in città». Poi scatta il provvedimento. Solidarietà bipartisan alla dem
Debora Serracchiani arriva al Nazareno per la riunione della direzione del Pd, Roma, 30 maggio 2019. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Debora Serracchiani arriva al Nazareno per la riunione della direzione del Pd, Roma, 30 maggio 2019. ANSA/GIUSEPPE LAMI

TRIESTE Riecco i (purtroppo) soliti insulti via social. Ma stavolta la politica si ribella. La deputata Pd Debora Serracchiani, appellata da un tale Alberto Pacciani (ma il profilo Fb è falso) come «nana romana» in premessa a insulti sessisti, decide di denunciare il fatto e apre un indirizzo mail invitando le colleghe a segnalare eventuali offese.

Il sindaco di Palmanova Francesco Martines fa pure il nome del presunto hater: «Alberto Morandini, segretario della Lega» nella città stellata. Nel febbraio 2016 Martines chiamò i carabinieri durante un Consiglio comunale davanti a un cartello di protesta di Morandini sul tema delle tasse e informa ora di avere «da tempo avviato azioni legali nei suoi confronti» (c’è pure un’udienza già fissata il 14 aprile del prossimo anno) per essere stato pure lui bersaglio di parole via social dello stesso leghista ritenute «altamente diffamatorie».

Cristiano Shaurli, segretario regionale dem, chiede alla Lega una smentita o, altrimenti, una condanna e una presa di distanza. La risposta arriva dal presidente della Regione Massimiliano Fedriga, con una nota di «piena solidarietà» a Serracchiani: «L’offesa personale non è mai giustificabile, soprattutto se portata in modo così violento». Nella serata di ieri, poi, si è saputo che la Lega ha deciso di espellere dal partito lo stesso Morandini.

Il deputato forzista Roberto Novelli aggiunge: «È il momento di dire basta a uno squallido fenomeno, ai leoni da tastiera, agli odiatori. Il confronto non può e non deve trascendere nell’ingiuria, tanto più se aggravata dal sessismo».

Condanna totale anche dal gruppo del Movimento 5 Stelle: «La dialettica di parte può essere anche aspra ma non deve mai sfociare nella violenza e nella discriminazione». —


 

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