Insiel Mercato chiede settanta Cigs

I tagli alla sanità pubblica e il mancato rinnovo di contratti regionali portano Tbs Group ad aprire una vertenza al ministero
Tra le attività di Insiel Mercato c'è anche il 118
Tra le attività di Insiel Mercato c'è anche il 118

TRIESTE Ventidue esuberi da gestire, ricorrendo alla Cassa integrazione straordinaria per una settantina di dipendenti su circa 240: la vertenza Insiel Mercato, società controllata da Tbs Group, approderà con queste cifre al ministero del Lavoro l’8 marzo prossimo. Quasi la metà dell’organico opera nel quartier generale triestino situato a Padriciano all’interno di Area di ricerca. Tbs aveva acquisito l’azienda nel 2009, interessata ai servizi di informatica medica (cartelle cliniche, 118, cup).

Ma la terapia aziendale, pensata per Insiel Mercato, non garba alle organizzazioni sindacali, che rilanciano su tre punti per bocca di Alexander Vecchiet, componente della segreteria Fiom Cgil. Chiedono un altro anno di solidarietà (Insiel Mercato viene già da un biennio “solidale”) in luogo della ventilata Cigs; soluzioni di reimpiego occupazionale all’interno della controllante Tbs; il coinvolgimento della Regione Fvg nella duplice veste di cliente e di controllore di Insiel “in house”. Una prima assemblea, tenutasi a Trieste martedì 23, ha conferito questo mandato alle “rsu” (2 Fiom e 1 Fim), si attende ora l’esito di un secondo incontro con i lavoratori in calendario lunedì 29 a Tricesimo.

Inoltre i sindacati annunciano che, una volta esaurita la procedura di raffreddamento correlata alle peculiari tipologie operative della società attiva in campo sanitario, qualora la dirigenza aziendale non avesse allora cambiato orientamento, saranno avviate forme di protesta. Perchè sono gli stessi sindacati a paventare che, terminato il periodo coperto dalla Cigs, il vertice di Insiel Mercato confermerà i 22 esuberi, che rappresentano più o meno il 10% della forza lavoro complessiva. E sottolineano che 12 casse integrazioni saranno a zero ore e che in tre casi si ricorrerà a trasferimenti.

Insiel Mercato ha una storia particolare: la “spa”, stante gli obblighi derivanti dalla “legge Bersani”, sorse infatti alla fine del precedente decennio come ramo d’azienda destinato a occuparsi dei clienti esterni alla Regione Fvg. E, come tale, fu ceduto a Tbs Group, gruppo specializzato nelle tecnologie sanitarie, che venne fondato e presieduto da Diego Bravar (attuale vicario di Confindustria Venezia Giulia), che è quotato nel segmento Aim della Borsa. Insiel Mercato è organizzata su buona parte del territorio nazionale, avendo sedi - oltre a quelle regionali a Trieste e a Tricesimo - a Cernusco sul Naviglio, Bologna, Bolzano, Firenze, Pisa, Roma, Napoli. La controllante Tbs tende a sdrammatizzare la situazione. Con l’amministratore delegato Paolo Salotto precisa che «il confronto è ancora aperto» e insiste, a ogni buon conto, sul fatto che «Insiel Mercato è un asset strategico e le misure, che stiamo valutando, saranno assunte proprio per rafforzare l’impianto gestionale dell’azienda».

Ma il problema di fondo, che sembra delinearsi sia nelle parole di Salotto che dei sindacati, è che qualcosa nell’operazione di scorporo dalla casa-madre Insiel non ha funzionato come previsto. Perchè - ricorda Salotto - Insiel Mercato ha chiuso i suoi esercizi con il “rosso” cronico: Per limitarsi agli ultimi due bilanci, nel 2013 si trattò di una perdita pari a 120 mila euro, nel 2014 fu di 22 mila euro. I ricavi ammontano a 23 milioni: anche il 2015 ha visto il pollice verso, con un lieve disavanzo.

In realtà - prosegue l’analisi del commercialista manager triestino - il “rosso” sarebbe assai più copioso se non fossero intervenuti i benefici conti della controllata austriaca Pcs: senza gii utili oltremontani e senza l’ammortizzatore sociale dei contratti “solidali”, le perdite di Insiel Mercato si sarebbero infatti aggirate attorno ai 700 mila euro. Adesso, alla scadenza della solidarietà, i classici nodi verrebbero al pettine: Salotto scandisce che la “spending review” della sanità pubblica e il mancato rinnovo di alcuni contratti “storici” da parte della Regione Fvg obbligano Tbs a recintare il pericolo. Non solo: oggi i contratti di solidarietà, dal punto di vista normativo, presentano maggiori difficoltà rispetto al passato.

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