Insiel accelera sui servizi on-line. Ma 100 in pensione

Nuovo piano industriale: accelerazione sui servizi on line, addio al software prodotto in casa, taglio del 30% dei costi
Deborah Serracchiani e, al suo fianco, l'ad di Insiel Lorenzo Pozza
Deborah Serracchiani e, al suo fianco, l'ad di Insiel Lorenzo Pozza

TRIESTE. Insiel smette i panni vecchi, rivede la mission e si tuffa nel supermarket dell’informatica. Addio, o quasi, alla produzione di software in casa: d’ora in avanti ciò che serve si compra fuori. Tanto più che adesso, con una riforma alle porte, si dovrà digitalizzare l’intera sanità regionale, quella che tocca direttamente il cittadino. Chi ha poca dimestichezza con i computer è avvertito: nel giro di un paio d’anni basterà il classico “click” da casa per sapere com’è andato un esame all’ospedale e pagarlo. Niente code ai Cup. La svolta Insiel non è esente da contraccolpi, visto che la società prevede una sforbiciata del 30% sui costi strutturali e una riduzione del personale che di qui ai prossimi tre anni porterà al pensionamento 100 dipendenti a fronte di 50 nuove assunzioni e il dimezzamento dei quadri. È il nuovo Piano industriale che porta la firma del neo- presidente Lorenzo Pozza, della presidente Debora Serracchiani e dell’assessore alla Funzione pubblica Paolo Panontin.

Il piano industriale Il Piano 2014-2017 prende le mosse dalle linee guida varate della giunta qualche mese fa. Chiarita la filosofia il documento entra nel concreto: Insiel diventa il centro tecnologico di riferimento per la regione. Si limiterà a fornire servizi informatici alla Pubblica amministrazione, inclusa Sanità ed Enti locali, relegando al minimo la produzione “in proprio”. In altri termini, ciò che si può reperire sul mercato andrà benissimo anche per il Fvg. «Non ha più senso produrre software che esiste già – osserva Pozza – cioè quanto troviamo di adeguato. Quarant’anni fa siamo nati per fare software, ma oggi non ha più senso perché operiamo per un unico cliente che è sostanzialmente la Regione». «Con Insiel stabiliamo una relazione molto stretta nel percorso che porterà alle grandi riforme che abbiamo messo in campo: Sanità, Enti locali, Piano di sviluppo delle politiche industriali e Lavoro», rileva Serracchiani.

Dipendenti Insiel sul piede di guerra

Costi e personale Il cambio di rotta mira a ridurre il 30% dei costi strutturali e investire 10milioni di euro tra servizi e applicazioni. Si punta a incrementare i ricavi da attività del 50% mantenendo il reddito operativo (2milioni di euro) del 2014. In questa cornice rientra il “patto generazionale” (un accantonamento da 6milioni) che nell’arco del prossimo triennio porterà all’uscita, con prepensionamenti, di 100 dipendenti a fronte di 50 nuove assunzioni. Le Posizioni Organizzativa passano da 84 a 42. «Un profondo cambio di passo – rimarca Panontin – Insiel ha una storia gloriosa ma che si è appannata. Volevamo che Pozza portasse concetti manageriali di natura privatistica».

Referti in digitale La rivoluzione digitale in Fvg investirà direttamente i cittadini. La società traghetterà la Regione nell’attuazione della riforma sanitaria, a cominciare dalla prescrizioni online. Entro il 2014 si concluderà il processo di connessione tra medici di base, mentre già a metà del prossimo anno i pazienti potranno trovare direttamente sul web i referti. Il programma di digitalizzazione investirà pure le cartelle cliniche, con l’obiettivo del 2016. «Pensiamo ai risparmi che ottiene il cittadino in termini di tempo – fa notare Serracchiani – le ore di permesso per ritirare un esame, le code al Cup. Così semplifichiamo la vita alle persone. Vado a fare l’ecografia e invece di tornare la posso leggere online. Saremo un esempio in Italia».

Vertenza sulle paghe «Abbiamo fatto tutti gli sforzi, ma non è possibile trovare soluzioni. Devo rispettare la legge», afferma Pozza. Insiel, nonostante le proteste dei sindacati e una nuova interrogazione preparata dal vice-capogruppo di Fi Rodolfo Ziberna, dovrà recuperare dalle buste paga dei dipendenti gli scatti del 2012. La decisione deriva dalle norme nazionali che hanno riportato i compensi ai livelli del 2011 a partire dal primo gennaio 2013. «Non è colpa nostra – puntualizza Serracchiani – purtroppo il governo ha fatto questa scelta con tutte le Regioni. Quindi il recupero delle somme è un obbligo, da parte nostra allunghiamo il più possibile le rateizzazioni».

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