Inps, a Trieste abolite le visite fiscali. Medici senza posto

In città dieci professionisti 10 senza lavoro, il controllo delle assenze per malattia ricadrà solo sulle aziende. Protestano l’Ordine e la Fimmg. E un dottore racconta le sue esperienze
Una ricetta medica fotografata il 14 luglio 2011, a Pisa. ANSA/ FRANCO SILVI
Una ricetta medica fotografata il 14 luglio 2011, a Pisa. ANSA/ FRANCO SILVI

L’Inps cancella le visite fiscali agli assenti dal lavoro per malattia per risparmiare 50 milioni di euro dei 500 mila imposti dalla “spending review”, lascia così a casa in Italia 1000 medici convenzionati (a Trieste una decina) e alle aziende l’onere di pagarsi da sole il controllo del dipendente che sta a casa, i medici di famiglia insorgono e il 20 faranno un “sit in” davanti all’istituto di previdenza a Roma, mentre già avvertono: l’assenteismo aumenterà a dismisura, e basta l’1% in più di assenze per causare 1 miliardo di maggiore spesa al sistema economico. Le aziende triestine sono già in tensione per la richiesta di produrre i cedolini di malattia dei dipendenti di 5 anni fa, con il rischio di dover altrimenti restituire la quota di indennità pagata a suo tempo dall’Inps. Adesso, se lo vorranno, dovranno pagarsi anche le visite fiscali, mentre finora era l’Inps a sobbarcarsi il 75% delle verifiche.

Protesta anche l’Ordine dei medici di Trieste, sulla scorta di quello nazionale e della Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia: «La scelta dell’Inps rende particolarmente complesso il ruolo del medico certificatore dello stato di malattia dei lavoratori, perché la certificazione - scrive il presidente Claudio Pandullo - è un delicato atto professionale, con importanti risvolti giuridici e fiscali, come si vede anche a Trieste negli ultimi giorni, con richieste retroattive da parte dell’Inps agli imprenditori. La figura del medico fiscale - prosegue Pandullo - è da considerarsi centrale, e la scelta dell’Inps di ridimensionarne la figura penalizza tutti quei medici che hanno scelto questa tipologia di impegno, sottostando peraltro a regole rigide e a forme di incompatibilità con altri aspetti della professione».

«Abbiamo saputo la novità da Internet, nessuna comunicazione personale - racconta Cosimo Quaranta, uno dei medici fiscali triestini che adesso rimane senza lavoro (ma il suo caso è particolare, è già pensionato del servizio sanitario) -, dopo il mancato invio del Cud ai pensionati, adesso arriva la cancellazione del medico fiscale: l’unica pianta da potare, si dice, era questa. Ma è già partita un’interrogazione parlamentare».

Ovviamente non simpaticisissimo e anzi temuto dai lavoratori assenti per malattia, il medico fiscale e cioé convenzionato con l’Inps aveva obbligo di lavorare sette giorni su sette, con tre visite quotidiane al mattino e tre al pomeriggio (se a incarico pieno) nell’ambito della sua provincia, con una lista di pazienti fornita da un’attribuzione frutto di calcolo informatico, e sottoscritta per accettazione. Anche per evitare di fare visite fiscali ai parenti... Retribuzione: 45 euro a visita, più rimborso spese per tragitti fuori città. Orari di controllo: dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.

Quanti triestini trovati a casa in piena salute? «A dire il vero - rivela Quaranta - quasi zero, magari qualcuno non era in casa all’ora giusta, ma non potevo sapere se fosse finito al Pronto soccorso o a fare la fila dal dottore. Piuttosto ho notato il contrario: le persone ormai hanno un vero terrore di ammalarsi. Hanno paura di perdere il lavoro perché ammalati. In questo momento di crisi al medico fiscale è successo casomai di convincere il lavoratore a non tornare in azienda troppo presto rispetto alle sue condizioni di salute».

Come che sia, l’Inps controllerà da ora in poi solo i casi davvero dubbi. Tutto il resto è affidato all’iniziativa e alle casse delle imprese, delle aziende, degli uffici. O all’onestà dei dipendenti. Più paura di perdere il lavoro, ma meno paura di essere scoperti se “finti malati”: che cosa prevarrà?

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