Inps, a Trieste abolite le visite fiscali. Medici senza posto

L’Inps cancella le visite fiscali agli assenti dal lavoro per malattia per risparmiare 50 milioni di euro dei 500 mila imposti dalla “spending review”, lascia così a casa in Italia 1000 medici convenzionati (a Trieste una decina) e alle aziende l’onere di pagarsi da sole il controllo del dipendente che sta a casa, i medici di famiglia insorgono e il 20 faranno un “sit in” davanti all’istituto di previdenza a Roma, mentre già avvertono: l’assenteismo aumenterà a dismisura, e basta l’1% in più di assenze per causare 1 miliardo di maggiore spesa al sistema economico. Le aziende triestine sono già in tensione per la richiesta di produrre i cedolini di malattia dei dipendenti di 5 anni fa, con il rischio di dover altrimenti restituire la quota di indennità pagata a suo tempo dall’Inps. Adesso, se lo vorranno, dovranno pagarsi anche le visite fiscali, mentre finora era l’Inps a sobbarcarsi il 75% delle verifiche.
Protesta anche l’Ordine dei medici di Trieste, sulla scorta di quello nazionale e della Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia: «La scelta dell’Inps rende particolarmente complesso il ruolo del medico certificatore dello stato di malattia dei lavoratori, perché la certificazione - scrive il presidente Claudio Pandullo - è un delicato atto professionale, con importanti risvolti giuridici e fiscali, come si vede anche a Trieste negli ultimi giorni, con richieste retroattive da parte dell’Inps agli imprenditori. La figura del medico fiscale - prosegue Pandullo - è da considerarsi centrale, e la scelta dell’Inps di ridimensionarne la figura penalizza tutti quei medici che hanno scelto questa tipologia di impegno, sottostando peraltro a regole rigide e a forme di incompatibilità con altri aspetti della professione».
«Abbiamo saputo la novità da Internet, nessuna comunicazione personale - racconta Cosimo Quaranta, uno dei medici fiscali triestini che adesso rimane senza lavoro (ma il suo caso è particolare, è già pensionato del servizio sanitario) -, dopo il mancato invio del Cud ai pensionati, adesso arriva la cancellazione del medico fiscale: l’unica pianta da potare, si dice, era questa. Ma è già partita un’interrogazione parlamentare».
Ovviamente non simpaticisissimo e anzi temuto dai lavoratori assenti per malattia, il medico fiscale e cioé convenzionato con l’Inps aveva obbligo di lavorare sette giorni su sette, con tre visite quotidiane al mattino e tre al pomeriggio (se a incarico pieno) nell’ambito della sua provincia, con una lista di pazienti fornita da un’attribuzione frutto di calcolo informatico, e sottoscritta per accettazione. Anche per evitare di fare visite fiscali ai parenti... Retribuzione: 45 euro a visita, più rimborso spese per tragitti fuori città. Orari di controllo: dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
Quanti triestini trovati a casa in piena salute? «A dire il vero - rivela Quaranta - quasi zero, magari qualcuno non era in casa all’ora giusta, ma non potevo sapere se fosse finito al Pronto soccorso o a fare la fila dal dottore. Piuttosto ho notato il contrario: le persone ormai hanno un vero terrore di ammalarsi. Hanno paura di perdere il lavoro perché ammalati. In questo momento di crisi al medico fiscale è successo casomai di convincere il lavoratore a non tornare in azienda troppo presto rispetto alle sue condizioni di salute».
Come che sia, l’Inps controllerà da ora in poi solo i casi davvero dubbi. Tutto il resto è affidato all’iniziativa e alle casse delle imprese, delle aziende, degli uffici. O all’onestà dei dipendenti. Più paura di perdere il lavoro, ma meno paura di essere scoperti se “finti malati”: che cosa prevarrà?
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