«Inospitale solo nel clima: in Siberia grande calore»

. L’esploratore di tutte le Siberie è tornato, e con lui un carico unico di esperienze e conoscenze. Adalberto Buzzin ha compiuto anche quest’anno una delle sue imprese a temperature quasi impossibili. Dopo venti giorni tra Kamchatka e Yakuzia, toccando anche l’affascinante ed estrema Vladivostok, ha fatto ritorno nella sua Cormons dalla quale racconta l’ennesimo viaggio in terre lontane e inospitali, sebbene, al contrario, i rari popoli che vi abitano siano di una gentilezza ed una disponibilità uniche. «È la prima cosa da cui si viene colpiti in quelle sperdute lande dove si vive a -40 gradi: l’ospitalità delle persone – evidenzia Buzzin –. Assieme al mio amico Andrej, che mi accompagnava anche in questa avventura, abbiamo visitato un villaggio di coriacchi, popolazione euro-asiatica che vive a quasi 50 sotto zero per sette mesi all’anno: siamo stati accolti in una delle loro case, ed in cinque minuti la tavola era imbandita di tutte le loro principali specialità. Sembrava di essere ad un banchetto di nozze: grandi sorrisi e tanto calore, per loro d’altronde era un evento unico incontrare un italiano dai tratti somatici completamente diversi dai loro. Per ricambiare tanta cortesia ho regalato al padrone di casa un coltellino con la scritta “Italia”, delle penne e alcuni adesivi: le poche cose che avevo in tasca con me».
Prima di arrivare nel bel mezzo dei ghiacci, però, Buzzin ha affrontato un viaggio davvero particolare: da Mosca assieme ad Andrej ha preso un aereo per la capitale della Kamchatka, Petropavlovsk, dieci ore di volo in tutto. «Da lì abbiamo visitato la regione, enorme, piena di vulcani e paesaggi incredibili: in quella zona poi sono famosi i cani da slitta locali, capaci di compiere tragitti anche di 1.500 chilometri. Tempeste di neve e cene a base di salmone e caviale, il cibo più facile da reperire a quelle latitudini, erano la costante. Dalla Kamchatka ci siamo quindi spostati sempre in aereo a Vladivostok, dove abbiamo preso poi un treno che dopo quattro notti di viaggio ci ha portato in Yakuzia, uno dei luoghi più sperduti ed estremi di tutta la Russia. Una persona conosciuta in loco ci ha guidato su un fuoristrada con cui abbiamo risalito la pista ghiacciata lungo il fiume Lena, per circa 160 chilometri, cercando le popolazioni nomadi che vivono da quelle parti: non le abbiamo trovate, ci hanno spiegato che si sono spostate ancora più a nord in posti per noi inaccessibili. Le condizioni sono estremamente difficili da quelle parti, meglio non rischiare».
Al ritorno alla base di Yakutsk, la capitale della Yakuzia, Buzzin e il suo amico sono diventati delle star: sono stati intervistati dalla tv nazionale russa, andando in onda in una trasmissione che è un po’ la loro UnoMattina: «Dovevamo essere in studio alle 6.30 del mattino, una faticaccia la sveglia in piena notte», sorride Buzzin. Tra le tante esperienze incredibili, il bagno nella sauna all’aperto a quasi 30 gradi sotto zero: «Io non l’ho fatto, sinceramente temevo contraccolpi, il mio amico Andrej invece si: e c’era chi, in costume da bagno, usciva dall’acqua calda per distendersi nella neve a fare delle foto. Dicono faccia bene alla circolazione». –
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