Innesti di staminali al Burlo, indagano i pm di Torino
Un innesto di cellule staminali effettuato in un ambulatorio dell’ospedale Burlo è finito sotto la lente dei pm Raffaele Guariniello e Cesare Parodi. L’intervento era stato eseguito lo scorso gennaio al di fuori dei normali orari degli ambulatori dell’ospedale infantile
Ospedale Burlo
TRIESTE.
Un innesto di cellule staminali effettuato in un ambulatorio dell’ospedale Burlo Garofolo su un paziente di Caselle è finito sotto la lente dei pm di Torino Raffaele Guariniello e Cesare Parodi. L’intervento era stato eseguito un sabato dello scorso gennaio al di fuori dei normali orari degli ambulatori dell’ospedale infantile. Era una tappa di un viaggio della speranza iniziato poche settimane prima a San Marino.
Dove il paziente (si chiamava Claudio Font, ed è morto il 17 dicembre scorso all’età di 72 anni) era stato inviato dal neurologo di Torino Leonardo Scarzella. Ma tutta la vicenda, sulla quale i carabinieri del Nas di Torino stanno indagando, ruota sull’attività della ”Stamina foundation” il cui presidente è Davide Vannoni, professore associato di psicologia della comunicazione all’Università di Udine e direttore di Cognition, una società che effettua ricerche di mercato alla quale si erano rivolti i familiari di Font.
Il viaggio della speranza del paziente di Caselle che soffriva del morbo di Parkinson era costato in totale 41.230 euro. Erano stati effettuati bonifici a ripetizione. In una fattura relativa all’intervento alla clinica Ibm di San Marino (poi chiusa perché fuori legge) c’era la dicitura ”istituto di bellezza”.
La vicenda è stata denunciata pubblicamente dalla figlia di Claudio Font che si è rivolta all’avvocato di Torino Davide de Pasquale che ha presentato una querela. In un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa la donna ha dichiarato: «Ci avevano fissato un appuntamento al centro trapianti di Trieste (il Burlo, ndr). Ma sempre in un giorno festivo. La cosa che mi colpì maggiormente è che dopo l’iniezione mio padre non fu tenuto neppure in osservazione. Tornò subito a casa in condizioni drammatiche. Delirava, diceva che lo avevano rapito. Dopo il secondo trattamento si è aggravato di colpo. La sua malattia è durata tre anni, mentre solitamente ha un decorso superiore a venticinque».
Ma il caso di Claudio Font non sarebbe il solo. I carabinieri di Torino avrebbero individuato infatti altri 38 pazienti che si sono rivolti alla fondazione del professore di Udine per essere sottoposti ai trapianti di cellule staminali, tutti vittime di gravi patologie degenerative a cui veniva promessa la guarigione con una cura senza alcuna autorizzazione da parte dell’agenzia del farmaco (Aifa), senza il sì del comitato etico e senza alcun protocollo di sperimentazione clinica.
Marino Andolina, responsabile dei trapianti e della terapia cellulare del Burlo, è un componente del comitato scientifico della ”Stamina foundation” ed era presente al momento dell’intervento effettuato da un altro medico proprio su Claudio Font nello scorso mese di gennaio.
Secondo le indagini dei carabinieri del Nas, Andolina (a carico del quale non esiste al momento alcuna ipotesi di reato) avrebbe effettuato autonomamente anche alcuni viaggi da Trieste in una struttura di Carmagnola, in un ambulatorio della periferia di Torino, per effettuare prelievi di cellule staminali dalla cresta iliaca di pazienti malati. Le cellule quindi sono state messe in coltura proprio a Trieste per poi reiniettarle nell’organismo dei malati.
(ha collaborato Laura Tonero)
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