Ingegneria si insegnerà in inglese

La novità interessa anche Biologia marina, grazie a un progetto italo-sloveno
L’Università di Trieste comincia a parlare inglese, soprattutto nei campi in cui parallelamente si apre a collaborazioni con atenei stranieri e decide di alzare il livello dell’insegnamento in materie che (piaccia o no) sono linguisticamente «globalizzate» sullo standard internazionale, e cioé quelle scientifiche.


Del resto il Centro di fisica teorica, il Centro di ingegneria genetica e biotecnologie, la Sissa parlano solo inglese da sempre, e per forza, avendo studenti e docenti anche stranieri, mentre spesso si impone la lingua anche a tecnici e amministrativi affinché sia possibile una autentica comunicazione a tutti i livelli. Senza dimenticare il Collegio del mondo unito di Duino, con giovani da tutto il mondo, dove l’inglese è inevitabilmente un parlar comune.


Adesso è la più generalista Università che fa il passo. È appena iniziato il corso internazionale in Biologia marina in compartecipazione con l’Università di Capodistria e ripartito tra questa sede, quella di Trieste e una terza a Pirano. «I corsi - spiega il rettore Francesco Peroni - si svolgono tutti in inglese, per adesso è una sperimentazione, ma non resterà l’unica».


Allo studio infatti ci sono due nuovi corsi da attivare nell’area ingegneristica. Non è ancora definita la materia, perché lo scopo iniziale è proprio solo quello di avviare «didattica in inglese». È sulla lingua dunque che si punta in prima battuta, più che sulla disciplina. E mentre il Mib (la scuola superiore per manager) invoca «reti» didattiche capaci di attrarre una élite di studenti anche dall’estero, Peroni raccoglie: «Da questi nuovi corsi in programma certamente anche l’ambito economico potrebbe ricavare interessanti ricadute».


Stefano Fantoni, direttore della Sissa (Scuola internazionale superiore di studi avanzati), che appunto vive in un ambiente prettamente internazionale, tiene in considerazione i vincoli che a lungo hanno obbligato gli atenei a esprimersi esclusivamente in lingua italiana, a oggi superati, ma afferma anche con sicurezza che «Trieste è la più internazionale delle aree scientifiche italiane»: «Sono presidente della conferenza dei rettori - afferma - e in questo ambito relativamente alla didattica in inglese la Sissa è certo al primo posto, ma Trieste è nel suo complesso ben sopra la media, la stessa università è stata antesignana in questo campo». Benché anche alla Sissa, riferisce il direttore Fantoni, «non è mica detto che proprio tutti siano ’’fluenti’’». Ma si sa che questo è stato a lungo, e forse è tuttora, il punto debole del ciclo scolastico italiano.


Se però l’inglese entra, c’è anche l’italiano che esce. È la novità annunciata per il 5 dicembre, quando sarà il ministro Luigi Nicolais (Riforme e innovazioni nella pubblica amministrazione) l’ospite principale per l’inaugurazione dell’anno accademico. Nel pomeriggio verrà siglata una nuova convenzione: con l’appena nata Università di Pola. «Forniremo docenza - racconta con soddisfazione Peroni - e collaborazione scientifica in lingua italiana, anche ma non solo per una importante azione nei confronti della nostra minoranza in Croazia».


Lo stesso Peroni annuncia che nella sua prolusione (a un anno dall’inizio del rettorato) fulcro centrale del discorso sarà proprio un report sullo sviluppo delle relazioni, anche internazionali, avviate in questo periodo, a fianco di un primo bilancio e dell’annuncio - corredato appunto dalla presenza di Nicolais - delle «nuove strategie per una totale riorganizzazione dell’amministrazione interna, con maggiore informatizzazione e riqualificazione del personale». Se non si può assumere, e bisogna comprimere (vedi il caso di Farmacia di cui si parla qui sotto), per mantenere peso specifico ed efficienza al sistema «è indispensabile - conclude il rettore - investire sul capitale umano».


Questi dunque gli obiettivi e la scaletta dell’anno accademico appena iniziato, così come nel 2006-2007 l’aperto intento era stato quello di mettere in primo piano il sistema studentesco, e per il medesimo motivo alla solenne apertura in ermellino era stato invitato il ministro Giovanna Melandri.


Con gli stessi criteri Peroni deve affrontare la carenza di docenti, i bilanci stretti, le nuove disposizioni ministeriali che impongono «meno e più» (meno corsi e docenti, più qualità e specializzazione): «Può accadere che per mancanza di buona programmazione una facoltà rimanga a corto di docenti, ma nella maggior parte dei casi - assicura - il ridimensionamento imposto è anche benvenuto: consente di riallineare alla realtà delle risorse umane il profilo formativo, il che si traduce in un’offerta didattica mirata e migliore».

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